
biografia
Hoepli
cartaceo, ebook
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Un'esistenza spesa a scrivere. Scrivere per capire era l'imperativo categorico di Leonard Cohen: la scrittura come senso della vita, per la quale non ha esitato a sacrificare anche gli amori più intensi e passionali che con il loro intrigo lo conducevano inevitabilmente lontano dalla scrivania.
Eppure l'amore l'ha vissuto: nell'età dell'oro a Idra con Marianne e più avanti con Suzanne, la madre dei suoi figli, e poi ancora con Dominique, Rebecca e Anjani, donne bellissime e innamorate che, né con la dolcezza, né con l'astuzia, sono riuscite a trattenerlo. La necessità di nuove esperienze amorose è sempre andata di pari passo con il bisogno di indagare la vita attraverso altre direzioni e punti di vista. Di trovare finalmente il bandolo che portasse alla comprensione.
Ogni disillusione lo portava a rinforzare la convinzione che il vero amore non fosse terreno, ma l'attrazione della carne lo riportava a Boogie Street, metafora per rappresentare il mondo con tutte le sue tentazioni e frivolezze. Un'altalena che non ha mai smesso di oscillare, neppure in tarda età quando ha continuato a lottare pur di non darsi per vinto.
“Quando sarò morto fatemi ascoltare Leonard Cohen così potrò sospirare in eterno” – Kurt Cobain
Non credo ci possano essere abbastanza parole per poter parlare di un libro su Leonard Cohen.
Non credo sia ancora stato inventato il modo per poter chiarire al mondo quello che ha rappresentato per chi lo ha conosciuto, per la musica, per la scrittura, per la poesia.
Forse, in realtà, solo lui sarebbe stato in grado di creare delle parole adeguate, nuove parole; perché questo uomo, artista, poeta, musicista, compositore, padre, ha saputo giocare, nella sua intera esistenza, con tutto ciò che significava rinnovare. E rinnovarsi.
Mi ricordo quando è morto Leonard Cohen, il 7 novembre 2016; ero a casa dei miei genitori ed è apparsa questa notizia. Non so perché, ma sono rimasta senza parole, freddata, impietrita.
Una sensazione strana, quasi di incredulità, perché in fondo, nonostante i suoi vissutissimi 82 anni, era uno di quei “personaggi” che pensi vivranno per sempre. Ed in fondo è così, visto che, dopo cinque anni, ne stiamo parlando con rispetto e riverenza, per quello che ha dato, lasciato e darà ancora.
Sono legata a Cohen per un evento successo poco dopo la sua morte, un ricordo intenso. Come lo era lui.
Di tutte le grandi canzoni, poesie e sinfonie, anche se può sembrare scontato, una della frasi che mi ha sempre colpito e che ho cercato sempre di fare mia è la delicatissima:
“c’è una crepa in ogni cosa, è da lì che entra la luce”.
Un significato così profondo che lo avevo fatto incidere su una candela e regalato per Natale ad una persona molto importante della mia vita, che combatteva contro un brutto male. Mi sembrava un grande incoraggiamento, una ricerca interiore di forza e coraggio. Una ricerca di qualcosa che non si può vedere nell’immediato. E nonostante alla fine il male abbia vinto, mi piace pensare che Cohen gli abbia potuto dare speranza.
“Quasi come un blues”, della magnifica serie Hoepli che parla della storia del rock e dei suoi protagonisti, racconta la vita piena di cambiamenti, dei continui tormenti e della esasperata ricerca dell’amore di questo grandissimo artista.
Leonard nasce nel 1934 in un’agiata famiglia ebrea di origine russa, in una borghese Montréal. Perde suo padre ancora bambino e crescerà con una madre ansiosa ed ossessiva, da cui cercherà ben presto di fuggire.
La sua valvola di sfogo sarà la scrittura, la poesia in particolare, che lo porterà a conoscere, già dal liceo ed ancor più al College, artisti che gli cambieranno la visione della vita e che diventeranno dei veri e propri insegnanti e mentori. Irving Layton, poeta rivoluzionario del Canada, nonostante i suoi 22 anni di differenza con Cohen, resterà uno dei suoi migliori amici, una proiezione di se stesso. L’abitazione di Layton diverrà in breve tempo il punto di riferimento per poeti strampalati che passeranno tutto il giorno a declamare versi, e che, con passione e devozione, cercheranno di decifrare i più oscuri. E dove, nella più ricercata vita bohémien, berranno brandy facendo uso di anfetamine e LSD.
Ma Cohen è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, di posti in evoluzione, di quella motivazione e ispirazione che lo porteranno a lasciare Montréal per raggiungere New York; per poi cambiare ancora e ancora, sempre insoddisfatto, sempre pronto ad andare.
I suoi manoscritti, intanto, iniziano a girare fra vari editori, ma difficilmente con riscontri positivi. Le sue poesie vengono considerate troppo complesse per poter arrivare al grande pubblico. Mai nulla di più sbagliato.
Nel 1959 il primo grande doloroso distacco: Leonard deciderà di raggiungere un’innovativa Londra e lasciare per la prima volta da quando lo ha incontrato il suo amico Layton. Un saluto doloroso, che per fortuna non sarà un addio.
Lo ricorderà in seguito con una frase che è divenuta tipica del poeta:
“Io gli ho insegnato a vestirsi, lui mi ha insegnato a vivere”.
E credetemi, io già a questo punto ero innamorata di questo stile di vita in continuo cambiamento e di questo giovane ed affascinante Leonard Cohen.
Un continuo spostarsi fra gli ambienti più adeguati ad un poeta come lui, che usa le parole per parlare di sentimenti; che amerà le donne, a cui dedicherà immense canzoni, per capire poi che il suo unico vero compagno è sempre stato solo il lavoro.
La stessa continua e ossessiva ricerca di nuovi ambienti sarà paragonata alla continua ed ossessiva ricerca di una donna da avere al fianco. Ma Cohen non potrà mai essere il compagno che ci si aspetta, la sua vita, la sua musica, la sua scrittura, la sua libertà, verranno sempre prima.
“La vera difficoltà sui rapporti col femminile consiste nell’ardua conciliazione tra libertà e pulsione, nella discrasia tra l’impellente necessità di amare e il bisogno assoluto dell’essere libero”
Leonard amava… amava le donne; ha amato le sue compagne, che hanno avuto un ruolo determinante nella vita e nella sua carriera, Marianne, Suzanne, Dominique, Anjani. Ma l’amore, la passione non reggeranno il passo del tempo e di quella veloce e incontrollabile voglia di andare oltre, di cercare altri posti e altre emozioni.
Non riusciranno a fermare quell’incombente ricerca interiore tipica di Cohen.
E le canzoni dedicate a queste donne, i suoi continui successi, che toccheranno il punto più alto nella vecchia e cara Europa, le poesie, le canzoni, le melodie, rimarranno la parte più importante della sua vita. Così come la spiritualità, che lo condurrà addirittura in un lungo ritiro in un monastero e gli lascerà il dono di poter affrontare qualsiasi difficoltà che gli si porrà dinnanzi.
I suoi insegnamenti zen e questa profonda interiorità lo porteranno a scrivere una delle canzoni più conosciute al mondo: Halleluja. Il suo potente tentativo di conciliare l’amore carnale con quello divino, quell’equilibrio che lo renderà sempre così inquieto e struggente.
“Leonard Cohen è una di quelle persone in cui, per qualche istante, mi sarebbe piaciuto trasformarmi” – Bob Dylan
La vita di Leonard Cohen (dalla nascita alla morte, passando per le sue canzoni, i suoi testi e tutti gli scritti) è egregiamente raccontata da Roberto Caselli, con eventi e racconti che spaziano in cicli temporali, non sempre consecutivi, ma che ben spiegano le tante diverse scelte che ha dovuto affrontare.
La storia di una vita che sembra quella di un film, di cui avresti voluto far parte.
Io credo sempre di essere nata negli anni sbagliati; che sarei dovuta crescere e appartenere a quei periodi così ricchi di arte, musica, poesia; godere dei continui cambiamenti, della ricerca continua di qualcosa di nuovo, proprio come ha fatto Cohen.
E di amare e godere di ogni attimo della vita.
Non so se ci sono abbastanza parole per descrivere quello che ha rappresentato Leonard Cohen negli ultimi sessant’anni, ma spero che queste appena scritte lo possano in parte far sorridere.
Le sue parole, le sue canzoni, hanno dato e lasciato tanto.
Ed anche quando ormai era un settantenne dal cappello in testa e il completo gessato, riusciva ad emozionare ancor di più di un giovane ragazzo da una voce ruggente.
E a far chiudere gli occhi e drizzare le spalle.
Leonard Cohen è uno di quei grandissimi artisti che riescono a smuovere i ricordi più profondi. Anche quelli che vorresti rimanessero celati.
Ascoltarlo per me significa ritrovare mio padre e la forza di una frase su una candela accesa.
E a voi, cosa riesce a far provare questo grande poeta?
E, soprattutto, credete anche voi che non morirà mai finché riusciremo a ricordarlo in questo modo?
“Quel che è più originale nella personalità di un uomo è spesso ciò che lo rende più disperato” – Leonard Cohen
E dopo questa frase, cosa altro posso aggiungere?
L’autore
Roberto Caselli, giornalista, critico musicale e voce storica di Radio Popolare ha al suo attivo lunghe collaborazioni con quotidiani, giornali specializzati, enciclopedie e siti web. È stato direttore della rivista “Hi Folks!” e del mensile musicale “Jam”. Tra i suoi numerosi libri che spaziano tra rock, blues e musica d’autore ricordiamo le monografie su Paolo Conte e Joan Baez (Editori Riuniti 2002 e 2005); La storia del blues (Hoepli 2015, 2020), Jim Morrison (Hoepli 2016); La storia della canzone italiana (Hoepli 2018) e La storia del rock in Italia (Hoepli 2019) con Stefano Gilardino. Su Leonard Cohen ha già pubblicato il saggio Hallelujah (Arcana 2014) in cui sono commentati tutti i testi.

Appassionata di lettura e scrittura fin da bambina, ho scritto e pubblicato quattro libri. Moglie e mamma, passo le mie giornate ad inventare storie d’amore per emozionare chi le leggerà.