L’abbazia di Farfa è un luogo particolarmente attraente, ricolmo di pace, di serenità, di semplicità, come sono semplici i monaci benedettini che vivono, in un clima di profonda spiritualità, la loro vita quotidiana tutta dedita al Signore e alla Madonna, alla quale essa è dedicata.
L’Abbazia Benedettina di Santa Maria di Farfa rappresenta uno dei monumenti religiosi più importanti del Lazio ed uno dei luoghi cardine nella storia del monachesimo italiano ed europeo.
Fu fondata intorno alla metà del VI secolo dall’abate Lorenzo, santo originario della Siria. Fu poi distrutta dai Longobardi nel VII secolo, come si legge nella Constructio Monasterii Farfensis, cronaca locale opera di un monaco vissuto nel IX secolo.
Dalla medesima fonte sappiamo che San Tommaso di Maurienne, pellegrino che dalla Savoia si era recato in Terra Santa e poi a Roma, di ritorno si trattenne proprio a Farfa e ridiede vita all‘Abbazia la cui fortuna da allora crebbe di molto, specialmente in seguito all’attribuzione del privilegio imperiale con cui nel 775 Carlo Magno acquisiva l’Abbazia alla sua diretta protezione, sottraendola alla competenza della Chiesa di Roma.
La regola benedettina richiedeva la presenza nei cenobi dei testi necessari alla pratica liturgica e spirituale; sulla scorta di questa istanza si procedette dunque alla produzione e all’acquisto di codici. La produzione locale e l’acquisto di libri per il cenobio costituirono un’attività regolare per alcuni abati e la floridezza economica di cui l’abbazia dell’epoca carolingia godette si manifestò sopratutto nel patrimonio librario.
La scrittura è stata affidata nella storia a tanti e diversi supporti, dalla pietra al metallo, dal papiro alla pelle animale, alla corteccia dell’albero. A quest’ultima, detta in latino codex, risale il termine “codice”, con il quale modernamente si denomina il libro manufatto, o manoscritto.
Manoscritto può essere il rotolo di papiro (in latino volumen), come il libro pergamenaceo, come, infine, il libro di carta. Nell’antichità il libro fu papiraceo, ma a causa della deperibilità del supporto scrittorio ben poco di tale antica produzione ci è pervenuto. La grande mole del materiale manoscritto che si è conservata fino ai nostri giorni è invece costituita dai codici pergamenacei (se ne conoscono anche di datati ai sec. IV-V) e dai più tardi cartacei.
L’Abbazia di Farfa è arricchita da una meravigliosa biblioteca (che custodisce, tra l’altro, antichi manoscritti ed un’edizione originale della storia Enciclopedie di Diderot e D’Alembert). La produzione manoscritta farfense del periodo aureo non si è conservata fino ai nostri tempi, fatta eccezione per quattro codici, oggi conservati presso le Biblioteche Nazionale e Vallicelliana di Roma, la Biblioteca Apostolica Vaticana e (si tratta di un frammento) a Merseburg (Germania).
Inoltre la Biblioteca possiede un patrimonio di circa 50.000 volumi. Tra di essi vanno segnalati come i più importanti e preziosi i manoscritti medievali e gli incunaboli (libri stampati con tecnica a caratteri mobili), oggetto di studio da parte di studiosi di tutto il mondo.
La Biblioteca, insieme con altre dieci in Italia, fa ora parte delle speciali categorie di Biblioteche annesse ai Monumenti Nazionali.
Fonti: Internet

Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.