Oggi abbiamo il piacere di incontrare l’autrice Adele Oriana Orlando, che ci parlerà del suo romanzo “La bambina che voleva amare“, edito Land editori.
Una lettura, che attraverso il racconto della protagonista, ci fa riflettere sulla bellezza e l’unicità della vita.
Diamo il benvenuto quindi in questo angolo della interviste a Adele Oriana Orlando.
Ci racconti un po’… da dove nasce l’idea per questa storia, e lo sviluppo della stessa?
La storia di Alice, la protagonista de “La bambina che voleva amare”, nasce dal mio lavoro come giornalista di cronaca e da qualche esperienza di vita. Avevo il desiderio di raccontare una storia che potesse insegnare prima di tutto a “non giudicare”, di raccontare quanto la violenza sia attuale per alcuni nella quotidianità; e poi che siamo sempre responsabili di ciò che diciamo nella vita, perché le nostre parole possono trasformare l’altro, possono essere catene per qualcuno, lama affilata che ferisce per altri.
Il personaggio di Alice Fabbri, la protagonista, si racconta in questo libro e ripercorre la sua vita, quasi si riscopre. Cosa ti piace di Alice e cosa ritrovi di te?
La forza di non fermarmi, di non lasciarmi spezzare dagli eventi. Nel libro promuovo molto la terapia psicologia, perché la credo fondamentale per tutti. Io stessa mi sono affidata a qualche psicologo nella mia vita e non escludo di farlo anche in futuro. Vede, io credo che più pensiamo, più evolviamo come persone, più abbiamo bisogno di un qualcuno che ci aiuti a comprendere certe situazioni, qualcuno che studi la mente, il mistero, talvolta affascinante, che circonda i pensieri delle persone. Mi rivedo in Alice nella capacità di saper perdonare e di raccogliere tutte le energie che ho per andare avanti sempre nella vita.
Il tema della rinascita, della speranza, è presente in tutto il romanzo. Una sorta di sguardo dolce verso la vita, anche la più difficile. È una visione che ti appartiene?
Sì, tutti – o quasi – ci troviamo a vivere un dispiacere nella vita, che sia un lutto, uno shock dato da eventi che non sapevamo che potessero accadere e davanti ai quali ci si può trovare impreparati. Però arrendersi perché qualcosa ci ha fatto male, non ha senso per me. La vita è piena di bellezza se solo sappiamo guardare bene e non dovremmo mai arrenderci al primo ostacolo, ma nemmeno al secondo o al decimo.
Un altro aspetto interessante che emerge è quello della famiglia, sempre di più una famiglia che ci si costruisce, che si sceglie, rispetto ad una famiglia “di sangue”. Ce ne parla?
Il tema della famiglia è per me molto caro, perché quando vedo questa parola scritta io sento calore, affetto e mi sento al sicuro solo a ricordare la mia infanzia. Purtroppo, però, so che non sempre è così. Ho conosciuto storie, tante, dove le cose non vanno come le immaginiamo e – talvolta – il termine “famiglia” diventa sinonimo di “terrore”, “gabbia”, “violenza”. Eppure, anche nel torpore, ci sono famiglie che aggiungono un posto in più a tavola per chi non ha dove andare, che accolgono, che sotto lo stesso tetto riuniscono persone e storie diverse. Mi piace molto l’idea che una famiglia possa essere qualcosa di più di una coppia con o senza bambini.
Come ti immagini il futuro di Alice? Potrebbe essere la protagonista di un altro libro?
Questa domanda mi è stata fatta diverse volte, c’è chi mi ha proprio scritto un messaggio con queste parole: “Aspetto la fine della storia”. Io ora non lo so se Alice troverà spazio su altre pagine o se la lascerò fluttuare in quello spazio perfetto dove si trova, ma non lo escludo. Scrivo comandata dall’ispirazione che non si può domare, quindi non so cosa la mia mente deciderà di produrre da qui in avanti. Ci sono altri libri in cantiere, con personaggi e temi differenti. Ma ora è prematuro parlarne.
Ti ringraziamo per essere stata con noi e speriamo di ritrovarti con altre storie.
Grazie a voi, a presto!