Intervista a Paolo Santamaria
Buongiorno Paolo, innanzitutto volevamo darti il nostro benvenuto qui nel salotto della Bottega…
E’ davvero un piacere risentirvi e questa mattina, quando ho letto la vostra email, ho iniziato la giornata con un ritmo diverso; è stato bello leggere dell’imminente uscita della recensione al mio racconto ma anche che sia stato molto apprezzato dal vostro collaboratore (spero vogliate ringraziarlo per mio conto).
Finalmente, una piccola gioia anche per il sottoscritto. GRAZIE davvero!!!!
Porteremo sicuramente i tuoi ringraziamenti al nostro redattore Giuseppe, che peraltro a stilato le domande per la tua intervista ma, prima di parlare del tuo libro facciamo una piccola introduzione sull’autore: chi è Paolo Santamaria?
Rispondo alle vostre domande con vero piacere:
Beh, Paolo è un ragazzo di quasi 32 anni che come molti suoi coetanei (e non solo) sta vivendo una particolare realtà fatta molto spesso di delusioni, dubbi, molte difficoltà, insicurezza… si sta in qualche modo bene ma allo stesso tempo non è così; però non va neanche malissimo… ma si vivi incompleti, prigionieri quasi di un oblio di cui non si intravede l’uscita con facilità.
Cosa ti ha spinto a intraprendere una carriera da scrittore?
Non so se la si può definire carriera. Per ora ho avuto la possibilità e la fortuna di questa pubblicazione ma non so se ne seguiranno altre, ne se questa diventerà mai una carriera. Ad ogni modo, per rispondere alla vostra domanda, tutto ciò è nato semplicemente come una sfida contro me stesso. Leggo molto fin da quando ero piccolo, sono proprio innamorato dei libri e del loro mondo e ovunque vada, una libreria è sempre una tappa fissa; quindi, ad un certo punto, mi sono detto: “e se da semplice e appassionato lettore, passassi all’altro ruolo?” E così è stato…è iniziato per gioco, ma poi mi piaceva sempre più.
Come mai hai sentito il bisogno di raccontare questa storia?
Questa storia è nata un po’ per caso. Mi sono più che altro concentrato sul personaggio di Adam, l’ho creato e sviluppato nella mia mente e poi con l’aiuto di carta e penna e successivamente gli ho costruito intorno una realtà famigliare, un giro di amicizie e via via la storia è nata. Per lo meno le basi di essa.
Hai sentito delle emozioni in particolare mentre scrivevi, o ne eri completamente distaccato?
Scriverlo è stato molto emozionante, mi sono molto immedesimato nel protagonista (c’è molto di me in lui pur non essendo un racconto autobiografico) e molto spesso ho avuto come la sensazione di vivere con lui determinate azioni ed emozioni; spesso eravamo quasi una sola realtà quindi esserne distaccato mi è stato molto difficile.
Se dovessi riscriverlo, cambieresti qualcosa del personaggio e/o della storia?
No, se dovessi riscriverlo non cambierei assolutamente nulla ne nella storia, ne nei personaggi. Amo questa storia e i suoi personaggi così come sono.
Hai sentito un mutamento dentro di te dopo aver finito di scrivere il libro, o no?
Non lo definirei mutamento. Quando l’ho terminato di scrivere, ho provato una strana sensazione: da una parte c’era la soddisfazione e l’orgoglio per il risultato raggiunto, per la sfida vinta e per la mia prima soddisfazione personale raggiunta dopo qualche difficoltà (scrivere non è affatto così semplice come si può credere); dall’altra parte c’era invece come un senso di vuoto per essere arrivato alla fine, per il dover salutare quei personaggi che mi avevano lungamente tenuto compagnia e con i quali avevo condiviso molto tempo e che, come detto sopra, amavo molto.
Questo romanzo, mentre lo scrivevi, lo stavi dedicando a qualcuno in particolare?
No, non l’ho dedicato a nessuno in particolare. L’ho sempre scritto solo e soltanto per me, quindi a conti fatti si potrebbe dire che l’ho dedicato a me.
Hai seguito un particolare schema per la stesura della storia, o tutto di getto? Perché?
Dopo la creazione dei personaggi, quando mi sono dedicato alla storia sono partito con una sorta di linea guida che mi permettesse di avere un filo logico e continuo degli eventi ma questo schema ha subito molti e molti cambiamenti nel tempo, spesso per un semplice cambio di idee ma anche per un semplice proseguo corretto di eventi o anche solo per parlare di una cosa piuttosto che di un’altra.
Cosa volevi davvero comunicare con questa storia?
Non c’era un vero e proprio messaggio che volevo comunicare fin da subito. L’esito della storia è mutato strada facendo e alla fine, una volta concluso con la scrittura, probabilmente il messaggio che volevo trasmettere (anche e soprattutto a me stesso) è che tutto passa e tutto si supera. Ci vorrà tempo, ci vorrà pazienza, magari non sarà sempre semplice…ma piano piano tutto passa e tutto si risolve. C’è una frase di G. K. Chesterton nel libro che dice: “le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché dicono che i draghi esistono, ma perché affermano che essi si possono sempre sconfiggere.”
Ecco, questo è il messaggio che vorrei in qualche modo trasmettere.
Ogni scrittore è anche un lettore, cosa leggi di solito? E qual è il libro preferito, quello che salveresti a tutti i costi dalla distruzione?
Leggo molto le storie semplici, i racconti che parlano d’amore eterno ma anche di amore tragico; qualche thriller; mi piacciono le biografie di grandi personaggi e inevitabilmente i classici della letteratura. Devo ammettere però che leggo molto di più scrittori stranieri piuttosto che italiani.
L’altra domanda è molto difficile… è una di quelle a cui si risponde con molta fatica. E’ un po’ come chiedere ad un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà. Secondo me i libri andrebbero salvati tutti in caso di distruzione, senza eccezione alcuna, perché saranno sempre una componente fondamentale nella vita dell’uomo… come le opere d’arte, i film, e il cibo. Andrebbe salvato tutto, perché così facendo salveremo noi stessi.
Be’, siamo arrivati alla fine, quindi è arrivato il momento di salutarci. Vuoi fare un saluto ai nostri lettori?
Ai lettori del blog mando un caloroso saluto e come dico sempre quando parlo del mio racconto: non obbligo nessuno a leggerlo o tanto meno a comprarlo, mi basta solamente che ne veniate a conoscenza, che lo apprezziate e che lo rendiate noto ai vostri contatti. Non chiedo altro.
