Massimiliano Amatucci ci presenta il suo ultimo libro giallo, edito NullaDie Edizioni, “Legami di sangue“, ambientato nella splendida isola di Capri. Una lettura che ci condurrà nel mondo della rivalità, dei vizi e delle virtù. Ma scopriamo qualcosa in più sul Commissario Profumo!
Diamo il benvenuto in questo angolo delle interviste all’autore Massimiliano Amatucci!
Questa non è la prima indagine che vede come protagonista il Commissario Profumo. Ci racconti un po’ delle indagini precedenti e, soprattutto, come hai fatto evolvere il protagonista, in questione?
Ne “L’agnello di Dio”, la prima indagine vede coinvolto il commissario Profumo nella cittadina di Torre Annunziata, località in cui è stato trasferito da Torino, per punizione, a causa della sua inclinazione politica che lo ha reso troppo morbido, agli occhi dei suoi superiori, con operai e studenti durante i movimenti del ’68.
Proprio a Torre Annunziata, alle falde del Vesuvio, pochi mesi dopo il suo arrivo, Profumo si ritrova a indagare sulla morte di un parroco apertamente schierato contro i sempre più potenti clan della camorra. Ma, anche se inizialmente il delitto sembra opera della criminalità organizzata, è nel torbido passato del parroco che sono radicate le cause del suo assassinio.
L’indagine successiva, raccontata ne “La catena dei santi”, nasce dal ritrovamento sulla spiaggia della cittadina oplontina del corpo di una donna brutalmente mutilato. All’assassinio della donna si scoprirà che sono collegate altre due morti misteriose, entrambe avvenute il primo di novembre, da cui il titolo del romanzo. Una complessa indagine arriverà a smascherare il colpevole, diretto e indiretto, di tutti e tre i delitti.
L’evoluzione del protagonista nel corso delle vicende narrate parte dalla sua sfera personale, dai rapporti che ancora lo legano alla sua famiglia e al suo passato – si spiega così anche l’origine della sua dote particolare e della sua scelta di diventare commissario – per poi arrivare alle nuove relazioni, che intreccia con i suoi collaboratori, e alla storia d’amore con Giulia, resa complicata dalla presenza di un figlio, che lei ha avuto diversi anni prima dal suo defunto marito.
A cosa devi la passione per il genere giallo?
Probabilmente alle mie prime letture, quelle che mi hanno affascinato di più già nell’adolescenza: da “Il nome della rosa” di Eco, ai racconti di Edgar Allan Poe, allo “Sherlock Holmes” di Arthur Conan Doyle. Cimentarsi nella risoluzione di un enigma trovo sia sempre un esercizio molto stimolante, un divertente gioco d’astuzia tra scrittore e lettore.
Ma un buon giallo può contenere anche molto altro. Può definire un contesto storico, può stigmatizzare gli aspetti più oscuri dell’animo umano, volendo può raccontare anche una storia d’amore e può fare tutto ciò con un taglio ironico che non guasta mai.
Un libro che va a porre l’attenzione su tematiche importanti, come mai questa scelta?
Come dicevo, un giallo non è necessariamente soltanto un enigma da risolvere, ma attraverso una trama coinvolgente si può riscoprire una parte della storia politica ed economica di un paese, un contesto sociale e culturale ormai passato, come provo a fare nei miei romanzi, ambientati negli anni ’70.
Poi, per quanto mi riguarda, il movente dell’assassino è anche il mio movente, ciò che mi spinge a raccontare, con l’intento di evidenziare un preciso carattere, comune a tutti gli esseri umani, che portato alle estreme conseguenze può condurre chiunque al più efferato dei delitti.
Il commissario Profumo, non è un caso il nome. Come mai la scelta di affidargli questo dono?
Mi piaceva creare un commissario con una dote speciale, che lo distinguesse da tutti gli altri già esistenti. L’eccezionalità dell’olfatto mi è sembrata da subito una caratteristica particolarmente affascinante, perché è un senso spesso sottovalutato e invece di vitale importanza. E, nell’ambito investigativo, è a tutti gli effetti una sorta di superpotere, che viene utilizzato ogni giorno, nella realtà, grazie all’ausilio dei cani poliziotto. Allora mi sono chiesto: ma cosa sarebbe in grado di fare un abile investigatore se fosse dotato anche di fiuto infallibile?
Troveremo il Commissario Profumo in un’altra indagine?
Anna Calì, classe ’96. Nelle sue vene scorre la lava del Vesuvio e la passione che contraddistingue il popolo napoletano.
Giornalista di professione e con la passione dei libri sin da piccola. Adora annusarli e, quando va nelle librerie, si perde tra gli scaffali ad osservare le copertine.
Grazie a questa passione è riuscita a mettere in campo due sogni nel cassetto: il primo, recensisce i libri che legge, esperienza che fa bene sia al corpo che alla mente. La seconda: è diventata anche scrittrice e ha pubblicato già due romanzi.