Buongiorno cari lettori, bentornati nel nostro angolo delle interviste. Oggi con noi Fabio Delizzos! Ecco a voi l’intervista…
Benvenuto Fabio, è un piacere averti ospite qui nel nostro blog. Abbiamo letto la recensione del tuo “La cattedrale dei vangeli perduti”, a cura della nostra Cristina che ha preparato alcune domande per te…
Quindi bando alle ciance, cominciamo l’intervista…
Di solito chi scrive romanzi è una persona che ama leggere. Ti è mai successo che uno dei tuoi libri fosse ”influenzato” da un libro letto nel passato? Se sì, quale è in che modo?
Immagino che l’espressione “di solito” sia volutamente ironica. Mi ha fatto sorridere. Non credo nell’esistenza di persone che scrivono romanzi senza amare la lettura. Non ci voglio credere. Per cui parto dal presupposto che sia normale per un autore leggere tanto e con gusto, specialmente con molta attenzione, per imparare. Io amo leggere, è la mia attività preferita, ed è per questo che scrivo. Non so se un libro in particolare da me letto abbia influenzato uno di quelli che ho scritto. Di sicuro, ogni libro che ho letto ha influenzato massicciamente tutti quelli che ho scritto. Mi influenzano in ogni modo possibile, consapevole e non. Soprattutto non. Penso che la scrittura consista proprio nel lasciarsi influenzare, e che farsi influenzare (bene) sia un’arte sopraffina.
Il tuo romanzo è…
…un libro “adrenalinico”, da leggere tutto d’un fiato senza riuscire a smettere. Così lo definisce la nostra Cristina. Un mix di delitti, vendette, bugie e cupidigia, La cattedrale dei vangeli perduti è un romanzo storico dalla scrittura fluida, interessante e coinvolgente che lo rende attuale.
Nel tuo libro la co-protagonista, Sara Colorni, non è la solita ragazza che ama i vezzi, anzi è tutto l’opposto. Come ti è nata questa idea?
“La cattedrale dei vangeli perduti” è il terzo volume di una trilogia. Sara nasce dallo sviluppo dei due romanzi precedenti e dalle implicazioni che mi venivano suggerite da alcuni elementi di quelle storie. Considerando chi era suo padre, ad esempio, lei non poteva essere una ragazza tipica dell’epoca. E anche vivere al seguito di Raphael Dardo la rende speciale, molto votata alla vita d’azione e all’indipendenza, alla fierezza. Inoltre, va considerato che il Cinquecento italiano è il periodo d’oro delle cortigiane, donne indipendenti ed emancipate, colte e volitive. Donne che hanno un ruolo importante nei primi due romanzi della trilogia: “Il collezionista di quadri perduti” e “Il cacciatore di libri proibiti”.
Raphael Dardo è una figura strana, in alcuni momenti mi ha ricordato Ezio Auditore (Assassin’s Creed) in altri mi è parso fin troppo buono e ingenuo. Ti sei ispirato a qualche personaggio storico particolare?
Be’, Ezio Auditore è un bel personaggio. Raphael però è solo un valente schermidore, cosa abbastanza diffusa fra i gentiluomini rinascimentali. E’ un agente d’arte e anche una spia. Forse l’associazione nasce dal fatto che sono entrambi uomini di azione in un contesto storico. A differenza di Ezio, però, Raphael è alquanto istruito, non appartiene a una setta, non è religioso e non è un devoto sicario. Ha le sue debolezze, tra le quali forse c’è anche l’ingenuità; a tratti è molto fragile. La sua forza è data proprio dal superamento della paura, dall’affrontare i propri limiti. Credo che questo aiuti a rendere realistici i personaggi di un thriller e a distinguerli dai supereroi.
Non mi sono ispirato a personaggi storici, Raphael è nato quasi per conto suo: era dentro un’altra storia, ambientata nel XX secolo, che avevo abbandonato. Lui era imprigionato lì dentro. E gridava. Poi, un giorno, è risultato perfetto per il personaggio che mi serviva, ed è balzato indietro di quattrocento anni. In questo, sì, ricorda davvero Assassin’s Creed.
Come e dove è nata la tua voglia di scrivere libri?
Da adolescente, nel bosco, con Rosa, leggendo all’imbrunire le poesie di Arthur Rimbaud, i racconti di E. A. Poe e di H.P Lovecraft. Lì è nata.
Come nascono i tuoi personaggi?
Prima ho fatto l’esempio di Raphael Dardo. Mi piace che i personaggi si creino tutti così, per sovrapposizioni, per mescolamenti, in un procedimento che ha dei tratti da pasticcione, altri da negromante e altri ancora da scienziato. Il pasticcio e la confusione mi danno l’illusione che non sia stato io a crearli. Spesso, infatti, non ne ricordo la genesi, non la saprei ricostruire completamente, e questa a me sembra come una magia, mi piace. Infine c’è un po’ di scienza (e di esperienza), perché i personaggi di un romanzo storico fanno parte di un ingranaggio narrativo del tutto particolare, devono funzionare.
Quanto c’è di te nei tuoi romanzi ?
Spero niente. Non so. Forse qualcosa, inevitabilmente. Diciamo che nessuno, fra chi mi conosce, mi dice mai di aver notato un mio carattere in uno dei miei personaggi. Quindi, sono ottimista.
Sei di fronte ad uno specchio, l’immagine di quale dei tuoi protagonisti vedi?
Eh. Purtroppo, ahimè, nessuna.
Quale genere non scriveresti mai e perché?
Non scriverei mai un genere letterario in cui non riesco a essere sincero e genuino, neppure un genere che non amo e che non mi fa divertire mentre ci lavoro. Ma il mio è un “mai” relativo: a fronte di un ricchissimo compenso potrei scrivere qualunque genere di cosa, perfino l’autobiografia ben scritta di un calciatore famoso che non sa scrivere! In fondo sono anche un creativo pubblicitario, un copywriter, e da vent’anni ideo e scrivo pubblicità. In questo campo non scriverei mai bene delle pellicce e di qualche altro argomento che mi sta a cuore. Nel campo della narrativa, però, non c’è un genere da evitare a priori, a parte le suddette autobiografie.
Per concludere… Cosa vorresti per il tuo futuro? Quali sono le tue aspirazioni? Che consigli daresti a chi vuole intraprendere la carriera dello scrittore?
La mia massima aspirazione è essere in pace col mondo e continuare a divertirmi leggendo e scrivendo, continuare a correre nel verde al mattino presto, continuare ad amare la mia Rosa, a suonare la chitarra… Insomma, continuare.
L’unico consiglio che mi sento di dare con tutto il cuore a chiunque voglia intraprendere la carriera di scrittore/scrittrice è di non ascoltare i miei consigli. Un tempo, i consigli erano preziosi, rappresentavano lo scambio di conoscenze fra le generazioni. Ma oggi i consigli mietono più vittime di certe epidemie. Meglio evitare il contatto con i portatori di consigli. A meno che non siano alieni come il Maestro Yoda, che disse: “NO! Provare no! Fare o non fare. Non c’è provare”.
Grazie per il tempo speso per noi e i nostri lettori!
A tutti voi diamo appuntamento alla prossima intervista…
Trentenne in cerca della sua strada nel mondo. Amo leggere e perdermi tra le pagine di un libro, viaggiare con la mente in posti che non conosco, vivendo un’infinità di vite e storie. Girovagando sul web, sono inciampata ne “La Bottega dei libri”, un piccolo grande ritrovo per gli amanti della lettura come me. Quindi eccomi qui a scrivere e condividere con voi questa passione…