Siamo in compagnia di Antonella Iuliano, autrice di romanzi da noi recensiti: “Ushanka. I ponti di Leningrado“, “Ljubov. La neve tra le betulle” e “Doppio Stradivari“.
Leggiamo dal suo blog:
“Sono nata in provincia di Avellino nel 1983. Terminati gli studi, ho iniziato a dedicarmi alla scrittura, mia vera vocazione. Il mio primo romanzo, “Come petali sulla neve”, ha visto la luce per la prima volta nel 2012, subito seguito da “Charlotte – La storia della piccola Brontë”, una storia semiautobiografica ispirata al mondo delle sorelle Brontë. Nel 2015 mi sono classificata al 3° posto nella IV edizione del Premio “De Leo – Brontë” con il racconto “Il profumo della brughiera”, inserito nell’antologia “Brontëana 2015”. Nel 2018 ho pubblicato “Doppio Stradivari”, romanzo breve dalle tinte gotiche e dai toni fiabeschi.Dal 2019 al 2022 ho revisionato la prima edizione italiana delle “Lettere di Charlotte Brontё“, l’epistolario completo, di cui ho curato la biografia e le prefazioni del vol. II e III.“Ushanka – I ponti di Leningrado” (2021) è il mio romanzo best seller edito Genesis Publishing, al quale è seguito, due anni dopo, “Ljubov – La neve tra le betulle”, a conclusione la mia duologia russa.
Il mio romanzo del cuore è Jane Eyre, adoro i Poeti Maledetti, il tè nero, l’inverno, la cioccolata e sogno un lungo soggiorno a San Pietroburgo”.
Benvenuta a La Bottega dei Libri a Antonella Iuliano.
Parliamo di alcuni dei tuoi romanzi. Partiamo dalla duologia ambientata in Russia
Due romanzi che hanno come cornice Leningrado e alcuni paesi limitrofi. Quanto studio per ambientare in libro in queste terre così distanti da noi? Perché la scelta di quei luoghi?
Ciao amici lettori de La Bottega dei Libri.
La stesura di “Ushanka – I ponti di Leningrado” ha richiesto all’incirca sette anni, con alcune pause nel mezzo. Ambientare a Leningrado, l’odierna San Pietroburgo, in Russia, è stato un vero e proprio viaggio fatto di molte ricerche e approfondimenti. Mi sono letteralmente innamorata di questa città, che forse è la vera protagonista, e mi sono calata nella cultura russa mossa da una forte attrazione per quei posti, anche limitrofi, che ad oggi non ho ancora potuto visitare, ma per me sono come un richiamo. Ho letto molto in proposito, senza contare che da sempre amo la letteratura classica russa. Insomma, la mia passione e la mia forza di immaginazione mi hanno spinta ad elaborare Ushanka perché ne sognavo e ne sogno ancora i luoghi.
I due romanzi costituiscono una duologia, ma sono autoconclusivi. Quando hai scritto il primo avevi già l’idea che non sarebbe stato l’unico?
No, proprio perché Ushanka è stato un lavoro molto lungo, quando l’ho terminato ero piuttosto stanca e al contempo soddisfatta, quindi non pensavo a un eventuale sequel. Ricordo che, mentre aspettavo una risposta editoriale, ho provato a prendere una nuova direzione con la penna e quindi ad ambientare altrove, ma dopo diversi tentativi falliti, mi sono resa conto che il mio viaggio in Russia non era concluso. Un personaggio, Yurij, che non usciva benissimo dalle pagine di Ushanka per la sua complessità caratteriale, meritava un riscatto, una storia tutta sua e nella mia testa ha iniziato a farsi largo una nuova trama. Ho trovato il giusto aggancio a livello storico per un intrigo che appartenesse ad entrambe le storie.
La mia premessa, però, era appunto che fossero autoconclusivi, ma con richiami tra l’uno e l’altro. “Ljubov’ – La neve tra le betulle” si può definire una costola di “Ushanka – I ponti di Leningrado” ed è stato un lavoro più facile e breve, che ha richiesto solo pochi approfondimenti, poiché già conoscevo luoghi, usi e costumi.
Quale personaggio ha preso vita con più facilità?
Nell’insieme sono venuti fuori tutti allo stesso modo, ma di certo posso dire – come Flaubert disse di essere la sua Madame Bovary – che io sono Pasha Metjanov e quindi ideare questo protagonista è stato abbastanza semplice. Pasha è un po’ il mio riflesso, un’anima a cui la vita non risparmia colpi, un ragazzo costretto a diventare uomo in fretta per amore della famiglia che gli resta, che quando ama lo fa con tutto se stesso e per il quale un secondo amore, ammesso che gli capiti, non potrà mai, mai avere l’unicità del primo.
Fondamentale in questi due romanzi è l’ambientazione sia storica che geografica. Ritieni sia un aspetto determinate per un romanzo storico? E per altri generi?
Sicuramente sì. Oltre alla geografia del posto, che ha richiesto delle accurate ricerche e verifiche tramite Google Earth o Maps, circa le strade, le piazze, le varie aree con i loro nomi non proprio semplicissimi, è stato lo studio della storia a fornirmi una ricchezza di spunti. Ho letto tanto della storia russa, dei Romanov, dell’assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale – centrale soprattutto in Ushanka – e romanzi dello stesso genere. Ho scoperto un’infinità di arte, palazzi, storie e anche per questo poi è arrivato il sequel, perché non ci stava tutto in un romanzo già di per sé bello lungo.
Per altri generi non saprei se occorra tutto ciò, ma per un fantasy, ad esempio, non credo.
Passiamo a “Doppio Stradivari”. Cosa ti ha portato a scrivere un libro che possiamo fare rientrare nel genere mistery? Un libro che si avvicina a una fiaba gotica?
“Doppio Stradivari” è nato durante i primi anni della stesura di “Ushanka – I ponti di Leningrado”. È un romanzo breve. Non c’è una motivazione specifica sul genere, ricordo che in quel periodo ero affascinata dal mondo della musica classica e in particolare da strumenti come il violino e il violoncello. Nella mia mente si è fatta strada questa storia calata in un castello alle porte di Vienna, città molto affascinante che ho avuto la fortuna di visitare. L’atmosfera ricreata è stata ispirata dalle sinfonie che amavo ascoltare allora.
Protagoniste le donne, nel bene e nel male. È stata una scelta? Perché?
Non è stata un scelta studiata, è stato piuttosto un flusso di idee naturale. Come dire, mi è venuto così… quel tipo di storia, penso non sarebbe stata lo stesso con dei protagonisti maschili. Preciso: non sono una di quelle autrici che devono per forza avere una protagonista principale femminile. Il mio primo romanzo, “Come petali sulla neve”, ad esempio, ha ben due protagonisti maschili a tenere la scena, due gemelli. In “Doppio Stradivari” credo di aver “riscritto” la storia in altro tempo, in altro luogo, con altri toni, ma con due gemelle.
Lena, Larissa e Katharina: chi si avvicina di più ad Antonella?
Di sicuro Larissa, prigioniera assieme al suo spiccato talento.
In questo romanzo qual è il personaggio che è stato più difficoltoso costruire?
Forse Kata, la gemella “debole” che sarà costretta a guardarsi dentro. Le introspezioni non sono mai cosa semplice.
Ho trovato le tue cover molto belle e significative rispetto alla trama dei romanzi, il che non è sempre vero soprattutto oggi che si tende a pubblicare cover accattivanti e a volte troppo stucchevoli. La scelta è stata della Casa Editrice o tua?
Ti ringrazio. Tengo moltissimo all’aspetto dei miei romanzi. Per tutti i miei lavori, le idee alla base sono mie. Durante la stesura, già mi prefiguro come potrebbero essere e metto da parte materiale che potrà essere utile successivamente per la loro realizzazione. La mia fortuna è avere una Casa Editrice, la Genesis Publishing, che asseconda le mie richieste, e so che per molti altri autori non è così.
Per la dilogia russa, ad esempio, è stato un vero e proprio lavoro a quattro mani tra me e la mia Direttrice Editoriale, Annarita Calaudi, che sa quanto io sia perfettina su alcune cose. Annarita è ed è stata eccezionale, ha operato delle vere e proprie magie grafiche mentre a me sembrava di essere incontentabile. Il nostro è stato ed è un gioco di squadra e sì, posso affermare di essere molto soddisfatta e fiera di come si presentano le mie storie ai lettori.
Quale genere letterario non scriveresti mai? Perché?
Beh, di sicuro non scriverei mai un fantasy o un rosa di quelli stucchevoli, erotici. Prima di essere una scrittrice sono da sempre una lettrice abbastanza selettiva e quindi certi generi, per gusto o per cultura, semplicemente non mi appartengono. Per scrivere un thriller, ad esempio, non saprei da dove cominciare, dovrei prima imparare le regole. Diciamo che la mia ispirazione stanzia nel suo mondo classico-storico e dubito avrà voglia di sperimentare altri lidi in futuro. Come si dice, a ognuno il suo…
Domanda classica di chiusura: prossimi romanzi?
Posso affermare che sul mio laptop c’è un sesto romanzo in stesura, una storia che ricalca un po’ uno dei miei primi lavori, “Charlotte, La storia della piccola Brontë”. Non si tratta di un sequel, ci tengo a specificarlo, ma nasce da una matrice comune. L’ambientazione sarà nuovamente inglese. So che alcune lettrici sperano che la dilogia russa diventi una trilogia, ma se questo avverrà, in futuro, sarà perché avrò una trama valida per le mani e una forte nostalgia di quei luoghi. Non posso forzare la mia penna, dunque dovrà essere spontaneo. Mi piacerebbe, in futuro, scrivere di pittura, perché il mondo dei pennelli e dei pigmenti, mi affascina da sempre.
Ringraziamo Antonella Iuliano per essere stata nostra ospite. A lei va il nostro più grande in bocca al lupo per i suoi prossimi progetti!

Leggo per diletto qualsiasi genere; è sempre stata una mia grande passione. Di una lettura mi colpisce sia una bella trama che una scrittura ricercata. Un romanzo rosa, un romanzo storico, della narrativa contemporanea non importa basta che non sia… fantasy!