romanzo contemporaneo
Effetto editore
20 maggio 2024
cartaceo, ebook
263
Calvino DeGiorgi ama raccontare storie. Non racconti fantastici, bensì tutto quanto ha vissuto in prima persona negli anni, e il nipote Tommaso ne viene sempre rapito. Ora che il ragazzo è maturo, DeGiorgi lo trasporta in un'esperienza di vita del 1981.
Il teatro del racconto è un Iran post Rivoluzione, scampato all'ira degli americani per la crisi degli ostaggi, sofferente per l'embargo internazionale morso dai danni della guerra con l'Iraq.
All'interno di questo scenario drastico e cupo, DeGiorgi e alcuni suoi colleghi, con i rappresentanti di Saipem in Iran, si dovranno muovere per chiudere un contratto ai limiti del legale, con il nuovo Governo degli Ayatollah.
Sono i rappresentanti di un'importante banca italiana e si trovano nella vecchia Persia per conto del Gruppo ENI, con alle spalle l'occhio attento del Governo italiano, smaniosi per la buona riuscita della proposta sul tavolo: l'acquisto di petrolio dal mercato nero, in forma di baratto, per far fronte ai pagamenti di un'opera titanica per la quale Saipem rischia di non recuperare più nulla.
I presupposti non sono dei migliori. Potrebbero morire sotto il fuoco incrociato della terribile guerra alle porte di Teheran, oppure tornare e rischiare il tribunale per via di un accordo ai limiti del legale.
“Credo sia giunto il momento di portarti con me in una storia molto significativa, e forse la più importante esperienza che io abbia mai fatto”. “Il tesoro del pavone” è la storia di un viaggio pieno di incognite e pericoli di tre uomini. Si tratta di due esperti funzionari bancari e un giovane alle prime armi. Dovranno recarsi in Iran per conto della banca, che a sua volta collabora con ENI, per concludere una delicata trattativa. Acquistare il petrolio dal mercato nero, in forma di scambio, per finanziare un’opera ambiziosa per la quale Sapem si sta assumendo i rischi economici. Sono gli anni della rivoluzione in Iran. Il clima politico è rovente e le insidie sono tante, tra la guerra e i rischi derivanti da un’operazione non proprio trasparente.
“Stava per ricevere un incarico d’importanza cruciale e nemmeno questa volta dimostrò incertezze, dando conferma di essere la persona giusta per quel lavoro”
Calvino DeGiorgi è un ex funzionario di banca in pensione. Vive in una bella casa in California e si gode il meritato riposo insieme alla sua compagna Lucilla, un amore tardivo, ma sereno. Calvino è colto, intelligente e ha grandi doti narrative. Gli piace raccontare episodi da lui realmente vissuti e il nipote, Tommaso, adora ascoltarlo da sempre. Il nonno non vede l’ora di accontentare il suo caro ragazzo, ormai cresciuto.
Calvino è molto orgoglioso di lui. Tommaso è un bravo ragazzo e un ottimo studente. È arguto, curioso e intelligente, oltre che di bell’aspetto. Un giovane ben educato e questo gli piace poiché reputa importante possedere una buona educazione per ottenere successo nella vita. Ogni tanto lo rimprovera per qualche fugace espressione un tantino “colorita”, ma è lo stesso Tommaso a scusarsi per primo. Calvino lo reputa ormai maturo per poter ascoltare la storia di una sua importante esperienza del passato. Quando era più giovane e assai ambizioso. Gli racconterà del suo viaggio in Iran negli anni Ottanta, insieme al collega Batizon e Nicola Mehdi.
“Non giudicare i gesti altrui senza conoscere a fondo cosa li ha generati” – Il tesoro del pavone
Carlo Batizon era un collega originario del Friuli Venezia Giulia, con il quale aveva collaborato in più occasioni. Tra i due sussisteva reciproca stima e rapporti cordiali. Un collaboratore affidabile e preciso sul lavoro, un ottimo padre di famiglia nel privato. Nicola Mehdi, invece, era un vero e proprio enigma. Figlio di un’italiana e di un iraniano, giovane e ancora inesperto, scelto per quell’incarico grazie alla sua conoscenza della lingua farsi. In grado, quindi, di interpretare e tradurre, ma soprattutto di tenere le orecchie ben aperte e ascoltare. Il suo soprannome era, infatti, “lo Spione”. Si tratta di un giovane taciturno, che detesta l’idea di andare nel paese d’origine del padre e che si sente italiano in tutto e per tutto.
“Ha sempre quello sguardo misto tra il curioso e l’ostile”
“Il tesoro del pavone” è un romanzo assai interessante, che tratta di argomenti complessi, ma ben introdotti, attraverso spiegazioni dettagliate sotto forma di dialogo. Una sorta di “traduzione”, per noi che parliamo altri linguaggi, metaforicamente parlando.
I capitoli non sono eccessivamente lunghi. Il primo si dedica all’Iran e alla sua storia riassunta, utile per meglio capire l’essenza del racconto del protagonista. I personaggi sono ben caratterizzati, il più complesso e interessante in assoluto è il giovane Nicola Mehdi. Sarà anche quello che ci riserverà più sorprese.
L’autore ha tratto questo romanzo da una storia realmente accaduta, che ha ascoltato personalmente. Ha romanzato la vicenda e ha cambiato i nomi a protezione della privacy del reale narratore. Questo ha accresciuto ulteriormente il mio interesse.
“Questa non era una semplice storia. Era una lezione di politica internazionale approfondita”
Il ritmo di lettura, per una lettrice come me del tutto ignorante dei fatti narrati, è lento. Non perché sia un romanzo noioso o poco interessante, al contrario. La ragione risiedeva nella mia esigenza di capire e interpretare correttamente ciò che leggevo.
L‘ambientazione storico culturale iraniana, è perfetta e assai curata. Il periodo è riconducibile agli anni Ottanta, il post rivoluzione, dopo la caduta dello Scià e la presa in carico del governo da parte dell’ayatollah Khomeini.
La scrittura di Gianstefano Foresti, già apprezzata leggendo “Il primo uccisore“, è efficace, chiara e sempre accurata. Le sue storie riservano colpi di scena e si ammantano di aure di mistero. Anche “Il trono del pavone” ci regala un risvolto finale sorprendente e tutt’altro che scontato. Una conclusione che vi provocherà un attimo di stupore. E noi lettori amiamo sempre essere stupiti.
Non trovate anche voi?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐