
Saggio (raccolta)
451
14 luglio 2021
cartaceo, e-book
281

Una raccolta di saggi e ricordi di Hideo Kojima, il visionario genio creatore di alcuni dei videogame più venduti di sempre. Kojima ci rende partecipi del suo rapporto con la cultura pop e per farlo si rifà al concetto di "meme", elemento condivisibile da tutti, che crea un'immediata connessione con chi abbia avuto la stessa esperienza. Ed ecco che libri, film - il preferito è "2001: Odissea nello spazio" - e musica, così come gli anime che adorava nell'infanzia legano immediatamente il lettore al laboratorio di Kojima, ricordandoci che esiste, intorno a ognuno di noi, un mondo pronto a essere trasformato e a trasformarci ogni volta che scegliamo un libro o cambiamo playlist sul nostro cellulare.
“… con questo libro vorrei poter condividere con qualcuno l’idea di connessione che leggere mi ha sempre trasmesso”
Ritengo che chi, come la sottoscritta, non sia appassionato di videogames non abbia mai sentito parlare di Hideo Kojima. Eppure ho scoperto, leggendo il suo libro “Il gene del talento e i miei adorabili meme”, (451 editore), che lui è uno dei più acclamati autori di videogiochi, divenuto nel 2015 uno sviluppatore indipendente con la sua Kojima Production.
A rendere più interessante questa figura del panorama videoludico giapponese è che dal suo libro emerge una figura di artista di spessore culturale e personale di particolare fascino. La scrittura limpida e avvolgente, quasi intima, utilizzata dall’autore, è segno che egli possiede una sensibilità particolare e una levatura che non sempre si associano al mondo dei videogiochi.
“Il Gene del talento e i miei adorabili meme” è una raccolta di scritti pubblicati su varie riviste giapponesi; in essi, Kojima plasma e trasmette il concetto e la esemplificazione di ciò che egli sente come i “suoi meme”, termine corrente per chi si occupa di comunicazione e società, che sommariamente può essere definito come una unità di evoluzione culturale.
“Da ragazzo volevo lavorare nel cinema e creare i miei film […] Proprio in quel periodo scoprii il Nes e un nuovo approccio all’interattività: giocavo tutti i giorni con i videogame e li adoravo. Era una cosa molto diversa dal cinema, ma pensavo che questa forma di interattività forse mi avrebbe permesso di esprimere me stesso e comunicare qualcosa alle altre persone“ – Il gene del talento e i miei adorabili meme
È stata proprio la sensibilità di un Artista con la A maiuscola, quale appunto si è rivelato essere Kojima, a rendere la lettura un vero e proprio piacere poiché, oltre a portare ad una introspezione su come e su cosa si sviluppi la cultura globale dei nostri tempi, intreccia le esperienze della vita di Kojima da quando, ragazzino, ha iniziato ad appassionarsi ai film, ai manga ma soprattutto ai libri, oggetti che lo accompagnano nel presente quando inizia le sue giornate passando in libreria per scoprire i titoli che, senza un motivo preciso, lo attraggono.
Si susseguono così gli incontri dell’autore con una serie di volumi e film, avvenuti da quando era un adolescente appassionato di fantascienza o durante gli anni degli studi universitari, fino a quando, ormai padre di due figli, ha raggiunto la celebrità con il suo status di sceneggiatore di videogiochi.
Ogni opera citata nei vari articoli che compongono il volume rappresenta un passaggio, un insegnamento o, in senso più ampio, una riflessione. Kojima intreccia una parte di sé e la condivide, creando così quella connessione, quel collegamento, che sono appunto i meme da trasmettere a chi viene dopo di noi.
“Entrare in contatto con i meme chiamati libri e film è un’esperienza insostituibile, che ci fornisce la saggezza e la conoscenza necessarie per affrontare la realtà”
Sia che si parli di “Dieci piccoli indiani” della Christie che de “Le notti di Salem” di King, o di opere del panorama letterario giapponese, sconosciute in Italia, o che si affrontino pietre miliari della cultura degli anni ’70 e ’80, come ad esempio “2001 Odissea nello Spazio”, in ogni singolo capitolo si narra di come i contenuti, o anche solo i singoli passaggi delle opere citate, abbiano avuto un impatto sulla formazione dell’autore giapponese. E non solo per quanto concerne il valore intrinseco dell’opera stessa, ma soprattutto per il momento della vita in cui l’opera è stata letta o vista. Sono proprio questi i “meme” che Kojima vuole trasmettere alle generazioni future, quando dice:
“Io credo nel potere delle storie e dei meme. È qualcosa che rende più ricche le persone e il mondo intero. […] Storie che collegheranno gli individui fra loro, e il mondo a quest’epoca e alle successive.”
Per lui queste storie sono parte integrante anche dei momenti particolari e difficili della sua esistenza – Kojima è rimasto orfano di padre all’età di tredici anni, la sua vita è trascorsa in una solitudine non rara tra i giovani del Sol Levante.
Queste storie sono confluite nella sua visione della vita e hanno dato la spinta alla sua formazione artistica, poi riversatasi nella creazione delle sceneggiature dei suoi videogiochi.
Il messaggio che ci viene trasmesso è, dunque, molto chiaro: diventa essenziale. Diventalo al fine di creare delle connessioni con le generazioni future, di riconoscere i meme che abbiamo fatto nostri, quelli che sono stati importarti per la nostra crescita e che, diventando delle fluide particelle, si propagano e si evolvono nella cultura di cui facciamo parte.
“Il gene del talento e i miei adorabili meme” è, pertanto, una lettura davvero preziosa; un’opera che è quasi paragonabile ad un incontro improvviso e fatidico, che inevitabilmente arricchisce il bagaglio di conoscenza di chiunque condivida la sensibilità culturale ed artistica del presente, del passato, ma anche del futuro.
Quali sono, secondo le vostre esperienze, i meme che sentite più vostri?