poesia
L'Erudita
18 giugno 2022
cartaceo
56
"Di tutto rimane il silenzio" è un viaggio introspettivo che si ricompone attraverso i versi di liriche legate da un filo poeticamente emozionale.
Nelle parole il silenzio grida forte con coraggio, mentre la clessidra scandisce il tempo, dove a volte si muore per tornare a vivere, con la speranza di volare alto tra silenzio, ferite e ricordi.
È il piano simbolico il più forte, e rimanda sovente a una geografia interna fatta di immagini catturate o sognate, ricordi strettamente intrecciati a un quotidiano i cui elementi si trasformano o vengono utilizzati per evocare una condizione intima, la reazione a una percezione del mondo, a un accadimento recente o antico, ma che torna a riverberare come una eco nel silenzio, appunto.
Nelle stanze nobili dei versi, tra mente e cuore, Martina Dini ci fa entrare in punta di piedi e uscire con il sole tra le mani con una voce poetica poliedrica.
“Di tutto rimane il silenzio” è davvero una raccolta di poesie da leggere sottovoce.
Un modo delicato di entrare nell’animo sensibile della sua autrice Martina Dini, dare un’occhiata e poi uscire, senza far rumore; come per non turbare l’enorme giostra emotiva che si percepisce.
Un passaggio in punta di piedi per esteriorizzare emozioni talmente forti da diventare dolorose.
Già dalla copertina, intensa ma tanto tenera da risultare sfuggente, ho avuto la certezza di leggere poesie che mi avrebbero trafitto per forza e durezza; anche se, sinceramente, non ero preparata al contrasto con la sua scrittura fine e morbida, decisamente segno di grande profondità, ma anche e soprattutto di grande esperienza.
“Ciò che dentro
mi tace
è parola
all’eterno”
E proprio di esperienza, tutta questa raccolta ci avvolge, raccontando l’animo umano e la sensibilità della sua autrice che, giorno dopo giorno, si analizza, si guarda, si commuove. E si protegge.
Perché, in quasi tutte queste liriche, fortemente metaforiche, cariche di simbolismi difficili da non notare, si sente il forte viaggio introspettivo e la ricerca di una sicurezza che a volte manca; che rende questa poetessa “pelle e ossa”, che la rende fragile.
“Affidarsi è cura
alla paura umana
di esistere”
Attraverso gli occhi attenti di Martina Dini riusciamo a scorgere anche le nostre di emozioni e ci perdiamo, pensando a come relegarle nella frenesia di una vita che spesso passa troppo veloce; spezzandoci in una voragine che tocca la morte e il nulla, ma sempre con una delicatezza che a volte sembra davvero troppo spiazzante.
Non potrei dire di aver apprezzato una poesia più di un’altra. Ognuna è fortemente legata alla prossima come tante pedine di una scacchiera, di una scacchiera di grande valore; ma, di certo, quelle più brevi, più dirette, mi hanno colpito ancor di più di quelle liriche che mi hanno accarezzata con molti più versi.
Una catena di sensazioni che altro non sono che le esperienze di una vita.
Assolutamente cinque stelle a questa intensa raccolta, che a tratti potrebbe risultare complessa o elitaria, ma che consiglio fortemente a chi ama immergersi nei percorsi più difficoltosi. Per poi ritrovare quella luce che ti permette di riprendere un po’ il respiro. Ma giusto quell’attimo che ti consente di sopravvivere.
Voi amate leggere poesie?
Cosa vi aspettate da una raccolta di più di cinquanta pagine di liriche?
Io esattamente quello che ho trovato fra questi versi, un enorme e rumoroso silenzio.
Appassionata di lettura e scrittura fin da bambina, ho scritto e pubblicato quattro libri. Moglie e mamma, passo le mie giornate ad inventare storie d’amore per emozionare chi le leggerà.