“Perché le donne, se dobbiamo giudicare da questo catalogo, sono assai più interessanti per gli uomini di quanto gli uomini possano essere interessanti per le donne?”
La donna e il suo universo sono tematiche che da sempre hanno affascinato la letteratura italiana e straniera. Si pensi ai romanzi aventi come protagoniste donne che si pongono al di fuori degli schemi sociali, donne al potere, donne comuni, donne guerriere, e si potrebbe così continuare a lungo. La donna è da sempre soggetto e fonte di ispirazione per chi scrive. E nella settimana che precede la cosiddetta “Festa delle donne“, in occasione della rubrica Dasempre & Persempre, non possiamo non valorizzare un universo affascinante, anche se a volte criptico, come quello femminile.
Virginia Woolf ha dedicato gran parte del suo lavoro al femminismo e al rinforzamento del valore delle donne e “Una stanza tutta per sé” è il risultato delle sue riflessioni a riguardo. L’autrice, attraverso personaggi e conversazioni immaginarie, invita i lettori a pensare sulla disuguaglianza di genere e sul perché essa non sia mai stata oggetto di dibattiti pubblici. In particolare, si discorre della disuguaglianza letteraria che non permetteva alle donne di poter scrivere liberamente romanzi, dovendo ricorrere il più delle volte ad uno pseudonimo per non vedere a prescindere denigrata la propria opera.
La Woolf presenta ai lettori diversi giorni dalla vita di un personaggio immaginario, una scrittrice di nome Mary Belton (o Mary Seton o Mary Carmichael). Non sappiamo quanto della vita di Belton sia autobiografico e quanto sia frutto di immaginazione, ma la situazione della protagonista è molto coerente al contesto di quel tempo.
Mary Belton viene presentata al lettore seduta sull’erba a Oxbridge (un’università immaginaria per soli uomini, un connubio tra Oxford e Cambridge che a quel tempo ammettevano iscrizioni femminili in numero molto limitato), nell’intento di riflettere sulle differenze tra gli uomini e le donne in fatto di istruzione e, di conseguenza, di status finanziario. E tutto ciò a cui pensa, si concretizza subito dinanzi a lei nella realtà. Le viene, ad esempio, ricordato che non le è permesso sedersi sull’erba, in quanto da donna non può essere una studiosa né una collega degli studenti lì presenti. In biblioteca, poi, non le viene consentito l’ingresso senza la compagnia di un uomo; nella chiesa del campus ugualmente le viene negato l’accesso perché sola. Unico momento di libertà lo vive durante il pranzo alla mensa, dove può conversare quando uomini meno rigidi hanno finito di mangiare e sono disposti a parlare con lei.
Fatto ritorno nel college per sole donne, Mary Belton conversa con la sua amica Mary Seton sul fatto che i college e le università maschili siano finanziate dai ricchi e offrano molte possibilità alle persone che vi si iscrivono, mentre è molto difficile recuperare fondi per gli istituti femminili, dove le cene sono ai limiti del dignitoso e gli insegnanti al di sotto della soglia del prestigio.
Interessante è la ricerca che Mary Belton fa sulla storia delle donne e, in particolare, delle donne scrittrici in una Biblioteca in cui può finalmente avere accesso liberamente. I libri sono davvero molti, ma quando inizia a leggerli scopre che tutti sono scritti da uomini, anche piuttosto determinati nel giustificare la distinzione tra sessi. La caparbietà della protagonista non si placa: devono pur esistere autori donne dalla bravura paragonabile agli scrittori più importanti del tempo!!
Judith Shakespeare (sorella del nostro drammaturgo) e Mary Carmichael sono passate in rassegna, ma eppure nelle loro opere manca qualcosa che possa renderle perfette (soprattutto per colpa delle restrizioni che subivano in quanto donne). Le riflessioni di Mary sembrano arrivare ad una conclusione quando, osservando un giorno dalla finestra una coppia in auto, nota che ogni persona ha insiti dentro di sé tratti sia maschili che femmili, predominanti o meno. La soluzione è combinarli al meglio per rendere neutra ed equilibrata l’opera che si vuole scrivere.
Una donna, se vuole scrivere romanzi, deve avere soldi e una stanza per sé, una stanza propria.
Una stanza tutta propria dove riflettere in silenzio e lavorare senza interruzioni è ciò di cui una donna ha bisogno per scrivere (oltre che un reddito costante di cinquecento sterline!). Il NO alla discriminazione si erge chiaro e forte: un NO che non deve essere isolato, ma trasmesso alle proprie figlie, e alle loro figlie ancora. Ecco il segreto del Genio… ecco la forza delle donne!

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.