“E tu, mia cara, che hai da festeggiare?
Che ti aspetti dall’anno nuovo?
Beh… forse… potrei…
No!
Non ci provare.
Niente.
Un bel niente.
Tu la tua dose di m***a te la sei già mangiata, anzi hai voluto strafare, ti sei strafogata.
Ora sei piena.
Quindi basta”
Un linguaggio e uno stile crudi, diretti, incisivi, senza filtri, quelli di Niccolò Ammaniti in Fango, la sua prima raccolta di racconti, preludio del grande successo che lo scrittore ancora oggi continua ad avere e indicativa della sua unicità come artista.
In occasione del nostro incontro con la rubrica “Dasempre & Persempre”, dopo aver insieme festeggiato il Natale tra i Classici, è la volta del Capodanno. Per diversi attimi ho avuto un black out: mi sono chiesta, infatti, senza darmi una pronta risposta, quale Classico della letteratura potessi mai collegare al Capodanno.
Tante storie sul Natale ma sulla fine e il principio di ogni anno, nulla… o quasi!
Tra i racconti presenti in Fango, infatti, ne è presente uno (il primo che apre la raccolta) che, pur essendo maggiormente associabile ad un romanzo che ad un racconto a causa della lunghezza e della suddivisione in capitoletti, porta il titolo L’ultimo Capodanno dell’umanità.
Ci troviamo a Roma, in un comprensorio situato tra grandi palazzi, espressione degli eccessi dell’età del cemento, abitato da persone che costituiscono i personaggi del racconto, ciascuno preso dalle valutazioni di vita personale nelle poche ore che separano il vecchio anno dal nuovo. Un conto alla rovescia che non è dei migliori, dati gli errori, gli scheletri nell’armadio, le scelte sbagliate, i segreti, le ombre di ciascuno di loro. Peccati e vizi della corrotta società moderna si avvicendano in questo racconto, che lascia poco spazio al sentimentalismo che noi tutti un po’ proviamo allo scoccare della mezzanotte del Veglione.
Non a caso, sebbene i racconti che compongono la raccolta siano indipendenti l’uno dall’altro, c’è un filo conduttore che li lega tutti: il lato crudele e folle dell’uomo. Ammaniti descrive un’umanità grottesca, buia, pronta a tutto pur di perseguire il proprio interesse; l’umanità forse che lui percepisce da una società che non si fa portatrice dei sani principi e valori. E vuole comunicare un messaggio, o meglio, vuole suonare un campanello d’allarme: ogni azione comporta determinate conseguenze, quindi state attenti e valutate bene il vostro agire!
Il racconto ha riscosso così tanto successo da essere anche trasposto cinematograficamente da Marco Risi, con il titolo L’ultimo Capodanno, nel 1998.
Quindi, caro lettore, se hai intenzione di trascorrere serenamente l’ultimo giorno dell’anno, ti consiglio di leggere Fango tra qualche giorno, a meno che tu non voglia essere attratto nel quadro sociale di Ammaniti, da cui è difficile allontanarsi, una volta iniziata la lettura.
Buon conto alla rovescia, ammanitiano o meno!
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.