romanzo contemporaneo
AmicoLibro
26 maggio 2021
Cartaceo
124
Le storie, prima di essere raccontate, hanno bisogno di un periodo di gestazione più o meno lungo. Prima di decidermi a scrivere la storia di questo libro ci ho messo qualche anno, poi la necessità di darle vita ha preso il sopravvento ed è nato pani e gerda.
La prima parte del romanzo, legata emigrazione di Luisa negli Stati Uniti, anche se totalmente inventata, rievoca il viaggio della speranza che ogni italiano affrontava in cerca di un futuro migliore. Desideravo da tempo trattare questo tema, e dopo un viaggio a New York ho deciso di provare a raccontare le emozioni e le sensazioni di chi, dalla nave, vedeva avvicinarsi la statua della libertà.
Introdurre questo libro con la poesia di Emma Lazarus, che si può leggere ai piedi di quell'imponente monumento, mi è sembrato il modo migliore per iniziare.
La seconda parte, invece, è il frutto di un resoconto dettagliato che ho avuto la fortuna di ascoltare da un reduce della seconda guerra mondiale scomparso qualche anno fa. Le storie di guerra si somigliano un po' Tutte e finiscono sempre nello stesso modo, perde il genere umano.
Serrenti: 12 aprile 2024. Presentazione del libro “Pani e Gerda” di Ivan Murgana
Nell’ambito della Rassegna Letteraria “Librus e Lollas”, organizzata dalla Biblioteca comunale di Serrenti, in collaborazione col Comune di Serrenti e il gruppo di lettura “Il Sentiero dei libri”, il 12 aprile si è tenuto l’incontro con lo scrittore Ivan Murgana. In tale occasione l’autore ha presentato il suo ultimo libro, Pani e Gerda, edito dalla casa editrice Amicolibro.
In un clima disteso e amichevole, reso ancora più accogliente dalla fragranza del “pani e gerda” preparato per l’occasione, Ivan Murgana, intervistato da Emanuela Porcu, ci ha deliziati facendoci entrare nei retroscena del suo romanzo.
Panie e Gerda: la trama
Pani e Gerda racconta la storia di Luisicu Paniegerda, un giovane bovaro sardo che sogna “Lamerica”, come direbbe lui. Per evadere da una realtà che gli sta troppo stretta, lascia la Sardegna per imbarcarsi sul Conte Biancamano. Lo fa andando contro il volere di suo padre, al quale una mano in più in casa fa comodo. Con la benedizione della madre, che vuole il meglio per quel figlio che vuole riscattarsi da una vita di stenti. Durante il viaggio che lo porterà oltreoceano, incontra Edda, l’amore della sua vita, che tuttavia dovrà salutare una volta sbarcato. Purtroppo per lui, però, anche in America la quotidianità per gli italiani non è tutta rosa e fiori come immaginava. Ma non si perde d’animo Luisicu, e nel giro di qualche anno si ambienta alla perfezione in quella terra straniera. Ritrova la sua Edda e comincia a progettare un futuro con lei. Ma la vita sa riservare mille sorprese. E proprio quando tutto sembra procedere per il meglio, ecco arrivare una lettera a cambiare i suoi piani. Dovrà rientrare a casa, in Sardegna, e, purtroppo, indossare una divisa e imbracciare un fucile anche se è l’ultima cosa che vorrebbe fare…
Dietro il libro “Pani e Gerda”
Ci sono dei libri che nascono seduta stante. Altri, invece, richiedono tempo e impegno per venire alla luce, ricerche accurate che permettano alla fantasia di esplorare la realtà. “Pani e Gerda” fa parte di questa seconda categoria. Ivan Murgana ci ha svelato che la storia del suo Luisicu non ha preso forma dall’oggi al domani. Prima di averla bene in mente l’autore si è documentato scrupolosamente. Voleva mettere in luce le condizioni degli immigrati italiani in America nel secolo scorso. Per farlo si è calato in ciò che restava del loro mondo, recandosi a New York. Ha visitato il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island, Central Park e il quartiere di Little Italy, dove molti dei nostri conterranei trovarono casa una volta messo piede sul suolo americano.
Insieme a Luisicu ha vissuto ogni attimo che lo allontanava dall’Italia, ricostruendo la traversata del Conte Biancamano. Ha fatto presente le difficoltà che gli italiani hanno dovuto affrontare una volta arrivati al cospetto della Statua della Libertà.
Ma non si è limitato a dare voce agli immigrati. Nella seconda parte del romanzo l’autore ha voluto riportare alla luce un pezzo di Storia che spesso viene ignorato. Dall’amicizia nata con un reduce della Seconda guerra mondiale, ha potuto ricostruire la vita all’interno del campo di internamento di Zonderwater, in Sudafrica, dove gli italiani hanno dovuto stare sino al 1947, nonostante la guerra fosse finita da un po’. Mi chiedo se, in parte, questo libro sia dedicato anche a quel soldato oggi scomparso. Vista la grande sensibilità e l’umiltà che Ivan Murgana ha dimostrato non mi stupirebbe se fosse davvero così.
Parole e profumi per non dimenticare
Vorrei ringraziare l’autore per la bellissima serata che ci ha regalato. Mentre ci raccontava le vicissitudini di Luisicu, molti di noi rivolgevano il pensiero ai migranti di oggi, alle guerre assurde che si lasciano dietro una scia di morte e disperazione. È proprio vero che il passato si ripresenta spesso anche se in diversa veste. Possibile che il genere umano non impari mai?
Ma quella sera, grazie alla fragranza del “pani e gerda” caldo a me sono tornati in mente anche volti cari ormai scomparsi. Per questo, oltre all’autore, vorrei dire un grazie di cuore anche a Fiammetta Marini e Nicola Tumatis, che hanno messo a disposizione Pipazza, la loro pizzeria, per l’incontro. A volte anche i profumi sanno raccontare una storia, e quella che ha raccontato a me quel pane appena sfornato la custodirò con cura nel cuore.
L’autore di Pani e Gerda
Ivan Murgana nasce a Sarroch nel 1978. È laureato in Scienze della Comunicazione e scrive per il quotidiano L’Unione Sarda.
Oltre a Pani e Gerda, ha pubblicato nel 2013 Il flebotomo di Rocca Limpia, e nel 2014 Sa Levadora scritto a 4 mani con Carmen Salis.
Piccole curiosità
Il “pani e gerda” o “pani cun gerda” è un pane tipico sardo condito con i ciccioli (gerde). Veniva realizzato impastando la semola di grano duro con acqua, sale e lievito madre. Poi si aggiungevano le “gerde” e si lasciava riposare in dei grossi cesti (crobis), dove le pagnotte venivano disposte in maniera tale da non entrare in contatto l’una con l’altra.
La cottura avveniva nei forni a legna. Era un pane che non si preparava spesso. Il lardo era molto prezioso per “sprecarlo” in questo modo. Da esso si cercava di ottenere la maggior quantità possibile di strutto da utilizzare in sostituzione dell’olio d’oliva per cucinare.
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…