
Noir
Fazi Editore
30 agosto 2022
cartaceo, ebook
512
I romanzi "La vita è uno schifo", "Il sole non è per noi" e "Nodo alle budella", qui raccolti in un unico volume, formano la "Trilogia Nera" di Léo Malet, un classico intramontabile della letteratura noir.
Il giovane Jean Fraiger è alla guida di un gruppo di anarco-comunisti che intende sostenere il proprio progetto rivoluzionario con una serie di furti e rapine. Innamorato perdutamente di una donna bellissima e sfuggente, ben presto si ritroverà a condurre da solo una spietata lotta contro il mondo. André Arnal, aspirante artista, arriva a Parigi dalla provincia ma nel giro di poco finisce in prigione per vagabondaggio. Rilasciato dopo qualche mese, inizia una vita di espedienti e truffe insieme ad altri ragazzi come lui, senza una casa né un lavoro. Nemmeno l'arrivo dell'amore riesce a salvarlo da un destino che sembra segnato. Da quando Paul Blondel, piccolo truffatore, ha conosciuto Jeanne, per amore di lei è finito in una banda dedita al crimine. Ma tutte le notti ha un incubo ricorrente, un piccolo uomo grigio che lo tormenta e che presto inizierà a infestare anche i suoi giorni, costringendolo a fuggire da tutto e tutti, a cominciare da se stesso.
Tre giovani disperati, accomunati da una vita fuorilegge, un amore impossibile e un grande malessere esistenziale, sono i protagonisti dei tre amari, magistrali romanzi che hanno riscritto il noir francese. Sono storie che non lasciano scampo: il lieto fine non è contemplato.
Manifesto letterario e capolavoro indiscusso di Léo Malet, uno dei più grandi scrittori francesi del secolo scorso, la "Trilogia Nera" è una pagina fondamentale della letteratura del Novecento.
“Il mio cinismo stava al di fuori del loro orizzonte” – Blog Tour di “Trilogia nera” di Léo Malet,Fazi Editore – Tappa su Léo Malet
Quanto di un autore, o meglio, quanto della sua vita, delle sue esperienze e della sua percezione dell’esistenza, c’è nei romanzi che scrive e soprattutto nei personaggi che crea? Non è un quesito a cui si può rispondere con certezza; ma nulla toglie che si può provare a cercare nei protagonisti delle vicende narrate qualche indizio (e mai tale parola è più azzeccata) sulla biografia dell’autore.
“Triolgia Nera” di Léo Malet è composta da tre romanzi, ognuno con il proprio protagonista, che è anche la voce narrante delle vicende. Nulla toglie che tra le righe della narrazione possiamo scoprire qualche riferimento alla vita di Malet o, in altre parole, riconoscere nella vita dei protagonisti le vicende biografiche dell’autore.
Léo Malet, conosciuto soprattutto per essere uno dei padri del noir francese, nasce a Montpellier nel 1909. La madre sarta e il padre impiegato, però, muoiono a distanza di un anno l’uno dall’altra, quando lui è ancora nella prima infanzia. Il piccolo Léo, ormai solo e senza più i genitori, viene adottato dal nonno, un bottaio che ama i libri e che, in un certo senso, indirizza il piccolo verso l’amore per la lettura.
Ben presto, però, Malet, che evidentemente sente la vita di provincia troppo claustrofobica e senza alcuno sbocco, si trasferisce, all’ età di sedici anni, a Parigi. Qui cerca una via alternativa alla propria vita. Sarà nella capitale francese che Léo verrà in contatto con gli ambienti anarchici, ed in particolare con André Colomer, disertore e pacifista. Léo inizia, così, a collaborare come free lance nella redazione di giornali e riviste del movimento anarchico. Vive alla giornata e vagabonda per le strade, cambiando dimora molto spesso, integrando le sue misere finanze con una miriade di piccoli lavori che lo vedono impiegato come operaio, lavatore di bottiglie, venditore di giornali e tutto quanto gli può capitare sotto mano.
La situazione dell’autore a Parigi, in quegli anni, rispecchia quanto avviene a André Arnal, il protagonista di “Il sole non è per noi”, quando espone la difficoltà della vita del vagabondo, segnata dall’impossibilità di trovare un lavoro a causa dei pregiudizi nei confronti di chi è costretto a vivere per la strada.
“Stammi a sentire: tu sei più grande di me, ma sull’argomento io ne so più di te… Quando la miseria fa tutt’uno con te, non te ne sbarazzi, così, su due piedi … Per liberartene ci vorrebbe un miracolo … Il fatto è che nessuno crede ai miracoli … Forse facciamo parte della Corte dei Miracoli, ma tutto si ferma lì…Santo cielo! La miseria non tel pa puoi scrollare di dosso… Non è per caso che la si chiama “la merda”… Puoi lavarti, ma ne rimane sempre un vago odore o minuscole particelle nelle unghie o nelle piaghe della pelle”
Troviamo altre tracce di questo periodo della vita di Malet, però, anche nel protagonista Jeane Fraiyer, la voce narrate di “La vita è uno schifo”. Jean è un anarchico che, per ottenere i finanziamenti per il gruppo di anarco-comunisti, si dedica ad organizzare furti e rapine. Proprio in questi ambienti così politicizzati, possiamo immaginare il giovane Malet, impegnato nel movimento politico, utilizzare le parole di Jean.
“Io non credo nella Provvidenza, ma ce ne doveva essere certo una, perché in caso contrario, tra i quattro non sarebbe stato Marcel a farne le spese”
O ancora,
“Ancora una volta si è confermato l’eterno scarto tra la teoria e la prassi. Dovevamo fare un discorso ai tipi, spiegar loro il senso della nostra azione; dimostrare loro che, per quattro miseri soldi mensili, non era certo il caso di difendere i milioni dei loro padroni” – Trilogia nera
Ma, soprattutto, ritengo che si possa affermare che, nella filosofia che sottostà a tutto il racconto, e che è racchiusa nel significato del titolo “La vita è uno schifo”, si senta l’eco del sentire di Malet. Egli esprime la disillusione nei confronti della vita di chi è ai margini del sistema, trovandosi spesso con le tasche vuote e costretto a spostarsi da un luogo all’altro anche per trovare un pasto.
Se ci soffermiamo al secondo romanzo “Il sole non è per noi” sembra di vedere Malet che, giovane uomo, gira per le strade di Parigi, esattamente come le fa descrivere da André:
“Era per queste ragioni che prendevo le stradine tortuose che puzzavano di fritto, frequentate da arabi indigenti, da donne sciupate dalle troppe maternità e dai duri lavori e da una marmaglia cenciosa.”
Ormai ventenne, nel 1931, Léo Malet si avvicina al movimento surrealista, dove conosce Prévert di cui diventerà amico. Pubblica anche delle poesie. Alcuni anni dopo, però, Malet viene espulso dal movimento.
E, in effetti, è un po’ surrealista il personaggio del terzo racconto, quel Paul Blondel. Un piccolo truffatore che, per amore, diventa un vero criminale, ma che sembra vivere una dimensione onirica, perseguitato com’è da un fantasma dal camice grigio e gli occhiali. Una persecuzione che lo spingerà a temere e a non fidarsi più di nessuno, neppure di chi avrebbe potuto aiutarlo,
Nel 1941, reduce da un campo nazista, Malet inizia a scrivere polizieschi, sotto pseudonimo. Crea, un paio di anni dopo, il suo personaggio più famoso, l’investigatore privato Nestor Burma.
Tra i vari titoli della sua produzione, però, sarà proprio “Trilogia Nera” il suo vero capolavoro. Abbandonando il giallo classico, diventerà, proprio con questa opera, uno dei più importanti maestri del noir. Un lavoro dove, forse, ha racchiuso molto di sé. Con quella visione dell’uomo destinato a rimanere solo, deluso da tutto, persino dall’amore, sottolineando un malessere esistenziale che si è svelato con molte sfaccettature negli eventi del secolo scorso.
Malet muore nel 1996 a Châtillon, nel cui cimitero viene sepolto.