
Racconti
Morellini Editore
13 settembre 2023
Cartaceo
110

Gli “spazi sospesi” sono quelli resi intenzionalmente bianchi dalle protagoniste che animano la raccolta: spazi che le donne di questi undici racconti lasciano incustoditi per allontanarsi – senza chiedersi se tornare o fermarsi altrove – con l'intento di prendere fiato o per trovare riparo e mettere nuove radici.
Sono luoghi dell'attesa dove, tra l'ironia di una battuta e un'emozione soffocata, le vicende si illuminano di una improvvisa rivelazione capace talvolta di restituire senso all'esistenza.
Ma sono anche le mancate certezze che ognuna di queste sorprendenti donne comuni si porta dentro, raccontate in un susseguirsi di storie dove desideri, paure e bisogni universali muovono la narrazione in un tempo che, senza compassione, appare anch'esso sospeso.
“Spazi sospesi” di Alessandro Biasi, edito Morellini Editore, è un’antologia di undici racconti, che mi hanno tenuta veramente in sospeso, come recita il titolo, perché non ti aspetti come possano concludersi.
L’autore tratta argomenti differenti con protagoniste donne di età diverse. Si parla del sovrappeso, dell’influenza dei modelli sui social, delle attese infinite e snervanti, delle collezioni improbabili …
Ogni racconto è un microcosmo da scoprire e che porta ad una riflessione.
La CE Morellini ha organizzato per l’uscita di questo libro un Blog Tour.
La Bottega dei Libri partecipa con la tappa:
“Estratto con commento dell’autore”.
Sono stata molto indecisa sull’estratto da proporre per il commento. Mi ero segnata diversi passaggi, tutti molto significativi. Fino alla fine sono stata in dubbio tra un brano del racconto “L’attesa” – il mio preferito – e quello che poi ho scelto.
Estratto dal racconto: “Spaidermen”:
“«Questa sera io e Valeria dobbiamo uscire, tu stai buono in camera, in albergo. Ti compro la pizza con le patatine».
Il bambino è rimasto impassibile. Muoveva gli occhi a destra e a sinistra come se, pur tacendo, ci fosse un dialogo nella sua testa.
«Ti puoi guardare la tv fino a quando non dormi, ti puoi guardare Disney+ che a casa non lo teniamo».
Lui ha sorriso. Il moto di pianto sembrava essere scomparso.
«Ma tu devi stare bravo, se no poi tuo padre si incazza e te le dà» ha aggiunto lei afferrandogli il polso. Il bambino ha fatto sì con la testa e ha detto:
«Sì! Sono Spider-Man l’eroe!» e si è allontanato.
Boom – Swaang – Crash.
«Mamma mia, sta fuori come un balcone tuo figlio» ha detto lei”
Ho scelto questo brano perché rispecchia la società odierna. Bambini di coppie separate, genitori con nuovi compagni che si disinteressano dei figli. Adulti più attenti a divertirsi e a controllare le notifiche del cellulare piuttosto che trovare il tempo di giocare con piccoli. Ovviamente, non è sempre così, per fortuna.
Ecco il commento di Alessandro Biasi:
“Spaidermen” è nato da un’esperienza – direi una sensazione di frustrazione – vissuta alcuni anni fa in uno dei non-luoghi per eccellenza: un aeroporto.
Il mio compagno ed io eravamo al gate in attesa di imbarcarci per una breve vacanza a Formentera. Poco distante da noi un bambino (avrà avuto 7, 8 anni) imbronciato stava sulle difensive, con le braccia incrociate al petto. I suoi genitori, molto simili a quelli descritti nel racconto, si relazionavano con lui come se fosse stato un impiccio, terzo incomodo in quella vacanza che, forse, avrebbero preferito fare da soli.
Sono stati trenta minuti lunghissimi in cui, pur sforzandomi di farlo, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla scena. Ero arrabbiato perché percepivo tutta la sensazione di abbandono, la delusione di quel bambino che cercava in ogni modo di comunicare con loro senza essere ascoltato.
Durante il volo ho sentito la necessità di esorcizzare quella che ho riconosciuto come frustrazione, o forse senso di impotenza, e l’ho fatto scrivendo il racconto nelle note del mio iPhone.
Esattamente un anno dopo, quando ormai la raccolta stava per essere conclusa, mi sono imbattuto in quel racconto dimenticato nel telefono – è stato un caso, stavo cercando degli appunti – e rileggendolo ho pensato che avesse del potenziale. Quindi ho deciso di riscriverlo, anche se l’ossatura del racconto è rimasta più o meno inalterata, e fondere quell’esperienza con un’altra avvenuta parecchi anni prima, credo undici, durante un’altra vacanza, quella volta in Sicilia.
C’era in spiaggia questo bimbetto con il costume di Spiderman che giocava sul bagnasciuga. Era paffuto ma molto agile. Totalmente immerso nel suo mondo e nel suo personaggio per combattere nemici immaginari. Saltava, correva e gridava: “Bum, Bam, Crush! Sono Spiderman l’eroe!”.
Il mio compagno ed io ricordiamo con grande affetto quel bambino che non abbiamo mai più rivisto ma che in qualche modo è rimasto con noi. E quando per strada, al parco, o in tv vediamo un bambino con la maschera di Spiderman ci guardiamo e: “Bum, Bam, Crush! Sono Spiderman l’eroe!”. In un attimo, con un semplice incrocio di sguardi, torniamo a quell’estate di undici anni fa, la nostra prima estate insieme.
Quello che scrivo non è mai l’annotazione precisa di un fatto realmente accaduto. Nessuna delle undici storie di Spazi sospesi è reale. Certamente lo spunto può essere la realtà ma credo, almeno per quanto mi riguarda, che la narrativa sia soprattutto immaginazione e capacità di trasformare il singolare in universale”
Toccante questa risposta! È vero, a volte, certi episodi rimangono impressi e ricordiamo i loro protagonisti a distanza di anni. Persone che non conoscevamo e non abbiamo più rivisto, ma le cui azioni o parole vengono ricordate a distanza di tempo.
Alessandro Biasi è un fashion designer milanese fondatore del brand A-LAB MILANO. Si è avvicinato al mondo della scrittura proprio con “Spazi sospesi”.
Ringrazio l’autore per la disponibilità e la CE, Morellini Editore, per avermi coinvolta nel suo Blog Tour.

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.