thriller
Fazi Editore
10 febbraio 2022
cartaceo, ebook
450
Antonia Scott e Jon Gutiérrez sono ancora alla ricerca di Sandra Fajardo, quando Mentor li convoca per un altro caso al momento più pressante. Si tratta della scomparsa di Lola Moreno, moglie di Yuri Voronin, tesoriere di un clan mafioso che opera nella zona di Malaga.
Lola Moreno è svanita nel nulla da quando, in un centro commerciale, qualcuno ha cercato di ucciderla. Nel frattempo, il marito Yuri veniva brutalmente trucidato nella loro villa. Ma Jon e Antonia non sono i soli a cercare Lola. È a questo punto che entra in scena l’ineffabile donna russa che risponde al nome di Čërnaja Volčica: la Lupa Nera, pericolosissima sicaria al soldo dei mafiosi.
Dai paesaggi assolati dell’Andalusia, fino agli scenari innevati della sierra, Antonia Scott, sempre alle prese con i suoi demoni, dovrà affrontare una temibile nemica. Nel frattempo, il signor White e Sandra Fajardo non si sono certo dimenticati di lei…
“… e perché ad Antonia chi la capisce è bravo” – LA REGINA ROSSA Antonia Scott (LUPA NERA)
Ritorna, nel nuovo thriller di Juan Gòmez-Jurando, Lupa Nera, la coppia di detective che, in “Regina Rossa”, si è rivelata essere un duo ben congegnato e soprattutto magistralmente bilanciato nelle proprie peculiari caratteristiche. Non si svelerà qui alcunché sulla trama o sul romanzo in quanto tale, anche se non ci si può esimere dal rimarcare che è decisamente una prova molto accattivante e narrativamente valida. L’intento è quello di soffermarsi su Antonia Scott, il personaggio più riuscito nella sua originalità e complessità, nonché il motore trainante della coppia di detective e, in un certo senso, della intera storia investigativa.
Per capire la sua personalità e la sua funzione all’interno della vicenda, bisogna affidarsi alle parole di Jon Gutièrrez, l’altra metà del duo, lo scudiero della Regina Rossa che, con il suo fisico imponente “ma non grasso”, riesce a bilanciare le idiosincrasie della “collega”, avvicinandosi più di chiunque altro al suo mondo interiore. Jon dice, infatti, che:
“per conoscerla devi sistemare le tessere del puzzle con piccoli dettagli che cogli man mano” – Lupa Nera
Ed è proprio cercando di incastrare le varie tessere che compongono la particolare personalità e la vita di Antonia Scott che riusciamo a cogliere la bellezza e la forza di un personaggio che non ha eguali. Tessere che il lettore raccoglie per la maggior parte delle volte proprio attraverso le parole e gli occhi di Jon, “l’uomo che teoricamente dovrebbe proteggerla” durante le indagini e che, più di tutti, ha la sensibilità necessaria per capirla.
Antonia Scott, dopo aver superato un addestramento fuori dall’ordinario, è diventata un’agente di un’organizzazione internazionale composta da unità speciali con base in ogni paese dell’Unione Europea, i cui obiettivi vengono tenuti nascosti all’opinione pubblica, ma che spaziano nei diversi campi del crimine organizzato.
Un’agente unica nel suo genere, “un essere umano stupefacente” per il suo talento e la sua dote, croce e delizia della sua tormentata vita. Antonia è dotata di una mente fuori dall’ordinario. Ha, infatti, una capacità analitica e deduttiva che, se non fosse così perfetta, potrebbe quasi sfiorare la disfunzionalità. È affascinante, in questo senso, la descrizione che l’autore fa di questa caratteristica del suo personaggio
“La mente di Antonia è piuttosto come una giungla. Una giunga piena di scimmie che saltano a tutta velocità da una liana all’altra portando cose. Molte cose e molte scimmie, che si incrociano in aria e si mostrano i denti” – Lupa Nera
Un’immagine che dipinge sì il cervello privilegiato della detective, ma che allo stesso tempo dà l’idea di qualcosa di selvaggio che non è controllabile e che, nell’intrico di cose/informazioni che le scimmie portano, rendono il suo lavoro investigativo molto difficile e, per certi versi, anche pauroso.
L’unico modo a cui Antonia è costretta a ricorrere per tenere a bada l’energia che si sprigiona dalla propria mente e, quindi, incanalare produttivamente il lavorio delle scimmie, sono le capsule rosse e azzurre che, dai tempi dell’addestramento, utilizza. Tramite queste pasticche riesce a proseguire nelle sue indagini e ad affrontare lo stress; si tratta di un “composto chimico che la aiuta a regolare la dopamina e il controllo degli stimoli”, anche se in realtà “il meccanismo” funziona, perché a funzionare “è lei e non le capsule”.
Antonia è, dunque, una macchina pensante di alto livello, ma rimane pur sempre una figura di donna che, dietro alle capacità intellettive, nasconde una fragilità umana che emerge negli aspetti più ordinari della vita;, un lato di Antonia che è molto lontano dall’immagine che le vicende narrate trasmettono, quella cioè di un’arma investigativa contro il crimine affilata e tagliente.
Antonia è un po’ come “una radio rotta che non riesce a captare i segnali” trasmessi dalle altre persone con le quali viene in contatto. Per tale motivo è una mamma (in “Regina Rossa” il figlio ha un ruolo importante nella vicenda) che è incapace di rapportarsi al proprio bambino e cerca di destreggiarsi nel complesso legame affettivo che si è venuto a creare, lacerata com’è dai sensi di colpa e dalle angosce che la sua vita di Regina Rossa ha lasciato. A causa sua, infatti, l’uomo che ha amato è ora solo un corpo in un letto di ospedale attaccato alle macchine che lo tengono in vita.
“Tutte quelle cose che posso fare. Tutte quelle capacità. E non ho potuto salvarlo”
E, soprattutto, continua ad essere tormentata dai demoni delle sue indagini, il signor White e Sandra Fajardo che continuano a sfuggirle e che, sicuramente, ritorneranno a tormentarla anche nel prossimo romanzo.
Di Antonia Scott, come personaggio, potremmo continuare ad elencare molti elementi che la rendono unica. Dalla necessità di cercare parole in lingue minori che non trovano traduzione se non con perifrasi, proprio perché è consapevole che i limiti del linguaggio sono i limiti del proprio mondo, alla sua particolare forma di anosmia, al suo ricorrere quotidianamente ai tre minuti tutti per sé, quando pensa al suicidio come una reale possibile soluzione ai propri problemi. Ma quello che veramente la determina come funzione essenziale per lo svolgimento della vicenda è l’enorme energia che la muove, ossia il desiderio di giustizia; una forza particolare che la sua peculiare natura rende dirompente e che rivela, proprio attraverso le parole di Jon, la sua reale dimensione:
“Al di là delle bugie, della stupidità, continuerai ad indagare senza arrenderti. Perché è ciò che sei. Una detective. Forse la migliore.”