Ne “Il Paziente” emerge in modo limpido e chiaro una delle regole della narrativa individuate da E.M. Forster, ossia che un romanzo racconta la vita nascosta dei personaggi. Se non fosse, infatti, per i lati meno visibili dei meravigliosi personaggi creati dalla penna di Juan Gómez-Jurado, il dramma della vicenda potrebbe risultare quasi elementare. Un affermato neurochirurgo, recentemente rimasto vedovo, deve causare la morte del paziente più potente del mondo, niente meno che il presidente degli Stati Uniti, durante l’operazione di rimozione di un tumore al cervello, se vuole riabbracciare la sua amata figlioletta rapita da uno spietato criminale, al soldo di poteri oscuri.
“Oh, il perché tu lo sai, Dave”, disse con voce suadente. “Tu sai che la morte arriva per tutti, e questo è accettabile. E sai anche quant’è difficile convivere con il senso di colpa per non aver evitato l’evitabile. Inaccettabile è il rimorso, un calice amaro che si beve giorno dopo giorno.”
In linea di massima, è questa la trama de “Il Paziente”, che però si dipana in una suspense che definirei psicologica, proprio per la profondità della caratterizzazione dei due protagonisti, l’eroe e l’antagonista, e delle loro rispettive peculiarità e capacità.
Stilisticamente, grazie all’utilizzo della voce narrante, ci accorgiamo subito che le due figure sono presentate in modo marcatamente diverso. Il neurochirurgo David Evans parla in prima persona, elemento che induce il lettore a condividere le sue scelte e a schierarsi dalla sua parte. La narrazione è un proprio e vero diario degli eventi che lo hanno portato in carcere, nel braccio della morte. L’excursus delle 63 ore che hanno preceduto l’operazione al Presidente nell’esclusivo ospedale dove lavora, i suoi pensieri, le sue decisioni e il rapporto con gli altri medici sono il mezzo per renderlo “reale”.
Ci sono poi degli incisi, veri e propri capitoli, dedicati al misterioso signor White, l’enigmatico nemico della protagonista di “Regina Rossa“, Antonia Scott. Queste parti, a differenza del protagonista, sono espresse in terza persona. Elemento stilistico che, inevitabilmente, lo fa apparire più distante e con il quale diventa più difficile identificarsi.
È solo dai dialoghi tra i due che, però, riusciamo a cogliere il filo che li lega. Evans, come medico, cerca di scoprire e di intervenire sulla malattia che affligge i suoi pazienti; White, come psicologo, studia il comportamento delle persone per trovare il modello comportamentale per influire sulla loro vita.
Sono due personalità antitetiche che hanno incentrato la loro esistenza nel diventare i migliori, ognuno nel campo in cui, per naturale attitudine, eccellono. A ben guardare, con il loro percorso, sembrano raggiungere quella caratteristica associata alle divinità, alleviando o aggravando, cioè, le condizioni della vita degli altri. Solo che se il medico si impegna per salvare le vite di uomini importanti, il signor White invece, da studente di psicologia, si trasforma in un ricercatore e classificatore del comportamento, applicando i suoi studi. Ha, infatti, stilato dei veri e propri schemi di comportamento degli individui, manipolando le loro risposte a varie sollecitazioni e portandoli ad agire fino a distruggere se stessi e gli altri. Studi, però, al servizio di criminali e di poteri oscuri.
Scopriamo che il signor White è stato un bambino felice, coccolato e solitario, come tutti i figli di banchieri di investimento newyorkesi; cresciuto dai domestici più che dalla famiglia, senza che questo avesse mai creato alcun problema. Nessuno, infatti, l’aveva picchiato, né tanto meno aveva subito abusi né gravi traumi. A differenza di David che, invece, ha avuto un’infanzia difficile, fino all’adozione da parte di una coppia, gli Evans, dove il padre, medico condotto, sarà capace di fare emerge la sua passione per la medicina.
“Sin da bambino il dolore aveva abitato in casa mia, ma per anni sembrava essersi rintanato in un armadio. Il giorno della morte dei miei genitori era uscito di nuovo, raschiando via tutto con le sue nere grinfie affilate, e soltanto Rachael era riuscita a tenerlo a bada. Ora lei non c’è più, e Julia e la sua famiglia sono l’unica cosa che ho” – Il paziente
Infelicità e smarrimento, rimorso e sensi di colpa hanno trasformato la vita di Evans. Nel suo presente sono rimasti il lavoro e l’amore incondizionato per la figlia, dopo la perdita della adorata moglie Rachael, con cui ha condiviso un amore profondo e salvifico.
Dal sentimento quasi euforico di piena felicità della vita famigliare, Evans si è trovato a dover affrontare il dolore dell’improvvisa e recente perdita di Rachael. Una perdita di cui si sente colpevole per non aver riconosciuto i segni della terribile malattia che ha portato la donna a togliersi la vita; una perdita che ha fatto emergere anche i problemi pratici di essere ora un genitore di una figlia di sette anni, con un lavoro impegnativo e difficile che lo trattiene fuori casa per buona parte della giornata e della notte. Essere uno dei migliori neurochirurghi, quindi, non solo è successo professionale ed appagamento personale, ma è anche il mezzo per mantenere la bella casa e i costi di un baby-sitter a tempo pieno.
Questa tensione data dalla figura dell’uomo di successo nella professione e il repentino sconvolgimento nella sua sfera privata rendono il dottor Evans il modello perfetto per White.
“Io so tutto di te. So di te più di quanto ne sappia tu stesso. Conosco ogni tua singola nervatura e sfaccettatura. L’orfano sopravvissuto. Il bambino prodigio della borsa di studio alla John Hopkins. “Un talento naturale per la medicina” diceva la Pottstown Gazzette. Ne hai fatta di strada da quando distribuivi giornali in quel sobborgo di Philadelphia, vero?”
La figlia Julia e la famiglia di Rachael costituiscono per David il centro di gravità degli affetti che gli sono rimasti. E sarà proprio nella famiglia di Rachael che troverà chi può aiutarlo a uscire dalla trappola che White gli ha creato attorno. Non sarà certo grazie al suocero, con cui ha un rapporto conflittuale alimentato dalle colpe che gli vengono addossate per non aver prestato attenzione ai segni della malattia di Rachel; un suocero macerato dal dolore della perdita della figlia e che vorrebbe quasi togliere Julia al padre.
L’elemento che fa pendere la bilancia dalla parte di Evans è, invece, la figura di Kate, la sorella minore di Rachael. La ragazza che ha fatto incontrare i due e che, dal primo momento, si è innamorata di Dave, quasi con la stessa intensità dell’attrazione che Dave ha sempre provato per Rachael. Kate, però, ha avuto la forza di mettersi da parte, gettandosi anima e corpo nel lavoro che si è scelta, quello di agente dei servizi segreti. Una determinazione e una forza, la sua, che sarà determinate affinché David Evans non venga completamente travolto dagli eventi.
Nell’architettura narrativa del romanzo, anche l’aspetto fisico dei due personaggi principali, marcatamente antitetico, veicola un significato quasi archetipo nella loro psicologia. Se il dottor Evans è un uomo moro con gli occhi verdi, bello ed atletico, che si veste in modo pratico e giovanile, seppur lavori in un ospedale per snob, il signor White, un po’ più giovane, è invece una figura algida. Biondo, glaciali occhi celesti e una pelle bianca, quasi lucente.
Il pensiero, quindi, va subito a quelle figure doppie di tanta letteratura e mitologia, che sono la rappresentazione della lotta tra il Bene e il Male. E forse, “Il Paziente”, grazie ai suoi protagonisti, vuole essere proprio una moderna rappresentazione di questo conflitto, che da sempre è parte integrante dell’esistenza umana.