Gli piaceva l’ordine geometrico delle cose, gli dava la sensazione di avere tutto sotto controllo. In quel momento però avrebbe voluto qualche foglio da accartocciare per non fantasticare sulla morbidezza del seno che aveva davanti”

Ho letto questo romanzo per pura curiosità, non ero attratta dalla copertina nè dalla trama del libro.

Quello che mi ha spinto a leggere il libro è stato il nome dell’autrice o meglio lo pseudonimo Pitti Duchamp, molto francese (amo la Francia in tutte le sue sfaccettature). In realtà, come dice l’autrice stessa è totalmente fiorentino Pitti, come “palazzo Pitti” a Firenze e Duchamp, come “dal campo”.

E invece… mentre leggevo… mi sono ricreduta

E’ un romanzo scritto in modo chiaro, fluido, senza giochi di parole (annoierebbero) e soprattutto senza sottintesi (rovinerebbero la poesia insita nel testo). L’impatto emotivo è dato proprio da questo, da come Pitti descrive la sua Firenze e i fiorentini, da come fa vivere i suo personaggi e te li rende così veri da poterne ascoltare le voci. L’autrice è talmente ben inserita nel contesto che fa sembrare al lettore di essere lì, seduto accanto ad Olimpia a vedere una partita del calcio storico, o a braccietto a lei a camminare per le vie di San Frediano.

Conquistata dalla storia,  nel sottofondo sembra quasi udire il vociare del “volgare fiorentino” in quella Piazza Santa Croce dove i cosiddetti “calcianti” danno vita a questo sport antico e medievale: il “calcio storico fiorentino”.

L’autrice  da’ voce a questi personaggi come fosse uno sport nazionale e pur non conoscendolo te lo fa amare cosi com’è con i suoi gladiatori moderni dentro un’arena inoltre ci porta, quasi fosse un Cicerone, in questa Firenze di Dante e Machiavelli con un amore appassionato dettato da un’anima fiorentina proprio come l’autrice.