
narrativa
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ebook/cartaceo
“Ho sempre pensato che io sarei stata una donna diversa: io, non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, io, sarei diventata una donna indipendente, io, non avrei sofferto come lei”…
Violenza è un qualcosa di sottostimata definizione: rimanda subito ad immagini precise, chiare, forti; ma in realtà è figlia di molteplici padri.
La protagonista di questo racconto non ha volutamente un nome. Potrebbe essere chiunque di noi, intento a destreggiarsi in una quotidianità “moderna”, divisa tra il virtuale e il reale, altalenante tra vecchie ideologie e nuovi comportamenti sociali, tra estinti atteggiamenti e contemporanei sentimenti. Si racconta in prima persona ed è proprio lei stessa a sentire la mancanza d’identità, rubatale da eventi che l’hanno travolta, scomposta, frammentata e privata di ogni perché.
Riusciranno, la forza immortale dell’amicizia e dell’amore universale, a rimpinguare e rifornire di voglia di vivere il suo animo guerriero, costretto a combattere con armi caricate a salve?
Lei, lei, lei… e gli altri?
E nulla, a me non tocca la recensione su questo libro. D’imperio io devo fare una riflessione sui personaggi. Non posso dire che questo breve romanzo o lungo racconto ha una prosa veloce e accattivante, moderna, metropolitana, che fa sentire profumi e percepire sensazioni tattili, colori vivaci e rumori di sospiri in un’auto traballante e di grida forsennate durante le liti casalinghe. Nulla, non lo posso dire perché mi devo concentrare sui personaggi. Ma perché ci sono dei personaggi? Sì tanti, come nelle vite di ognuno di noi. Facciamo un passo indietro: la storia è scritta tutta in prima persona da una protagonista senza nome ed esattamente come succede nella vita quotidiana di ognuno di noi, il filtro della narrazione è lo sguardo di chi racconta, di chi vive. Questo è bellissimo quando si vive, quando il protagonista di una vita si sofferma a riflettere sugli altri e trae considerazioni e conclusioni sui propri rapporti interpersonali. E’ più limitante in realtà quando lo si va a riportare sulle pagine di un libro perché l’autore ha il dovere di subordinare la scrittura per se stesso alla soddisfazione dei lettori. E allora che cosa succede in questo pur bellissimo romanzo? Accade che la protagonista fagocita gli altri personaggi, se li mangia, invade le loro vite con la propria storia e le proprie emozioni, li limita impedendo al lettore di conoscere gli altri personaggi per loro stessi anziché solo filtrati dai suoi occhi. L’unica, imperante e preponderante personalità è la sua, che seppure giustificata dalla narrazione in prima persona, avrebbe potuto lasciare più spazio al figlio che si intuisce complicatissimo e suscita una gran fame di notizie. Fame inascoltata. Avrebbe potuto rendere più vivo il marito, che passa come una meteora nelle sue giornate e non pare avere una propria storia al di là di lei e ci si chiede… ma perché lei lo odia così tanto? Dimmi, raccontami, spiegami, scava, vai nel profondo… ma la protagonista non ascolta, vuole parlare solo di se stessa. Amica mia, che potresti essere la mia sfigata vicina di casa, ti prego raccontami della tua corrispondente virtuale, perché lei è triste? Non usarla per raccontarmi la tua storia, raccontami anche la sua, ti prego, fai vivere anche lei, ne ha diritto! E tua figlia? La splendida ragazza che pare più matura della sua età? Ha un fidanzato? Cosa prova? Cosa vive? Non me la fai conoscere amica mia? E quel piccolo uomo con cui ogni tanto ti incontri? Raccontami di lui, è davvero piccolo e insignificante come sembra o ha un mondo di ricchezze dentro? Perché alla fine se una in gamba come te se ne è un po’ innamorata dovrà avere qualcosa no? Oppure è solo un amore frutto della solitudine? Nulla, comunicazione bloccata.
Qualcuno potrebbe giustamente controbattermi dicendo, come nella mia premessa, che il raccontare in prima persona giustifica la predominanza del protagonista rispetto agli altri personaggi. Io rispondo che in tutta onestà mi pare una scusa: la preponderanza è una cosa che si deve per forza concedere ai protagonisti ma è necessario, per moltiplicare le dimensioni di un racconto, rendere vivi anche i personaggi secondari ed è una cosa che si può fare anche raccontando in prima persona.
Concludo ribadendo che questo è senza dubbio un lavoro d’esordio coi fiocchi, una storia vissuta e sentita e siccome il trucco per scrivere bene è farlo su cose che si conoscono, non poteva che venir fuori un lavoro davvero coinvolgente.
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Recensore brioso e fuori dagli schemi. E’ la voce romana de ‘La bottega dei libri’. Preferisce leggere storici ma non disdegna libri di altro genere purché siano belli e scritti bene!