saggio
66th and 2nd
14 marzo 2019
cartaceo
195
Il nuovo saggio di Dany Laferrière “Sono uno scrittore giapponese” per 66th and 2nd che chiude la trilogia comprendente L’arte ormai perduta del dolce far niente e Diario di uno scrittore in pigiama.
Vive a Montréal, legge Basho. Scribacchia, ogni tanto. Perlopiù passa il tempo nella vasca da bagno o in un caffè a progettare un libro, oppure un documentario sulla sua giovane amante, la popstar Midori, e il suo entourage di ragazze vampire. Non è mai stato in Giappone, tuttavia un giorno dichiara in un’intervista che sta scrivendo un libro intitolato Sono uno scrittore giapponese e nel paese del Sol Levante diventa improvvisamente una celebrità capace di scatenare una rivoluzione culturale: uno scrittore giapponese dichiara: “Sono un soldato Coreano”. Peccato che di quel libro ormai di culto non sia stata scritta ancora neanche una riga. Ma perché definire uno scrittore in base alla sua nazionalità? Non è forse meglio definirlo in base alla nazionalità di chi lo legge? Con la leggerezza e l’acume che lo contraddistinguono, Dany Laferrière torna a parlare in tono giocoso di un tema a lui caro, quello dell’identità, in un libro diabolicamente divertente che è una celebrazione dell’intelligenza e dei sensi, un omaggio all’arte dello scrivere e del vivere.
Dany Laferrière è nato a Port-au-Prince nel 1953. Trascorsa l’infanzia con la nonna a Petit-Goâve – dove la madre lo aveva mandato per proteggerlo da eventuali rappresaglie del regime legate all’attività del padre –, fa ritorno nella capitale nel 1964. Finiti gli studi, inizia a collaborare con Radio Haïti-Inter e con il settimanale «Le Petit Samedi Soir». Dopo l’omicidio dell’amico e collega Gasner Raymond per mano dei tonton macoutes, la terribile polizia segreta dei Duvalier, nel 1976 Laferrière lascia precipitosamente l’isola e ripara a Montréal. Nel 1985 esce il suo primo libro, Come far l’amore con un negro senza far fatica, che diventa un caso letterario, suscitando anche numerose polemiche per l’adattamento cinematografico del 1989 firmato da Laferrière e Richard Sadler, e diretto da Jacques W. Benoit. Tra le altre sue opere, L’Odeur du café, Verso il Sud – finalista al Prix Renaudot, da cui è stato tratto l’omonimo film –, L’enigma del ritorno, vincitore del Prix Médicis e di altri prestigiosi riconoscimenti, e L’Art presque perdu de ne rien faire. Nel 2013 Laferrière è stato eletto al seggio 2 dell’Académie française, primo haitiano e primo canadese a ricevere questo onore.
Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.