
Fantasy
451
8 settembre 2021
Cartaceo
176
Al posto di quella che viene chiamata “Trama”, Kavan offre un sistema ricorsivo, un indice di punti di reazione inquietante e ben confezionato come un fascio di macchie di Rorschach.
– NY TIMES
Tre personaggi: un io narrante alla continua ricerca di una fantomatica ragazza albina e un antagonista, ora marito, ora carceriere. La vicenda si svolge attraverso continui disallineamenti spazio-temporali, in un romanzo inclassificabile, attraversato da un continuo passaggio dallo stato di sogno a quello di veglia, accerchiato dall’avanzata di un ghiaccio che è reale, forse dovuto a un disastro nucleare, ma che insieme simbolizza l’avanzata dell’inevitabile, la droga che prende terreno, l’abitudine a una fine che si fa ogni giorno più ineluttabile. L’autorità e il potere maschile vengono annotati attraverso un linguaggio che si sdoppia: mentre il cacciatore modella la sua preda, Kavan, scrittrice consapevole, modella il cacciatore, scolpendo lui e lei nel ghiaccio.
Vero nome, Helen Woods, unica figlia di una ricca famiglia britannica. Nata a Cannes e vittima di una madre dispotica. Nel 1939, con la fine del suo secondo matrimonio, adottò Anna Kavan come nom de plume e identità legale. Sviluppò una dipendenza all’eroina e tentò il suicidio, venendo ricoverata più volte in Svizzera. Morì di insufficienza cardiaca nel dicembre 1968.

Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.